“Mystic River”: i demoni dal passato segnano per sempre il carattere e l’amicizia

di Vittorio Paolino Pasciari

Mystic River è un film di genere drammatico-giallo-noir-thriller del 2003 diretto da Clint Eastwood, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo scritto da Dennis Lehane e pubblicato nel 2001.

La pellicola ha per interpreti principali Sean Penn (Jimmy Markum), Tim Robbins (Dave Boyle), Kevin Bacon (Sean Devine), Jason Kelly (Jimmy da bambino), Cameron Bowen (Dave da bambino), Connor Paolo (Sean da bambino), Marcia Gay Harden (Celeste Boyle), Laura Linney (Annabeth Markum), Emmy Rossum (Katie Markum), Laurence Fishburne (sergente Whitey Powers), Tom Guiry (Brendan Harris), Kevin Chapman (Val Savage), Adam Nelson (Nick Savage), Robert Wahlberg (Kevin Savage) e Eli Wallach (signor Loonie). Con un budget di 30 milioni di dollari, la pellicola ha ottenuto un incasso globale di 156 milioni risultando un grande successo al botteghino ed acclamato dalla critica che ha lodato in particolare la prestazione di Sean Penn e la regia di Clint Eastwood: la rivista The Sun definì quest’ultima “un capolavoro inquietante e probabilmente la miglior regia di Eastwood fino ad oggi”. Presentato in concorso al 56o Festival di Cannes il film vanta fra i riconoscimenti, 2 Oscar e 2 Golden Globe 2004 rispettivamente nella categoria miglior attore protagonista (Sean Penn) e miglior attore non protagonista (Tim Robbins).

“A volte penso che… penso che ci siamo saliti tutti e tre insieme in quella macchina. E tutto questo è solo un sogno, lo sai?”

TRAMA Boston, 1975. Tre ragazzini, Sean, Jimmy e Dave, stanno giocando a hockey in-line per strada quando decidono di scrivere i loro nomi nel cemento fresco di un marciapiede. La loro vita cambia per sempre quando una macchina si avvicina a loro e un uomo, apparentemente poliziotto, li sgrida per la loro condotta. Il sedicente agente intima a Dave di salire in macchina, dove sul sedile anteriore è presente un apparente sacerdote, in modo da riaccompagnarlo a casa. Dave sparirà per quattro lunghissimi giorni: nessuno, a parte il ragazzino, sa veramente cosa gli è successo. Passano 25 anni dal fatto, i tre amici si rincontrano per caso da adulti in una nuova e tragica circostanza: Katie, la figlia di Jimmy, ora rispettabile commerciante con un passato da criminale, è stata barbaramente uccisa e Sean, che ora è un poliziotto del Massachusetts State Police, è l’agente incaricato delle indagini insieme al collega veterano sergente Whitey Powers. La sera dell’omicidio Dave, che abita nello stesso quartiere di Jimmy, rientra a casa tutto coperto di sangue, ferito a una mano e alla pancia: alla moglie Celeste racconta di essere stato aggredito e ferito da un ladro e, al rifiuto nel dargli i soldi, di aver risposto violentemente, forse uccidendolo. L’indagine per omicidio di Katie riporterà a galla demoni e traumi mai superati dai tre sventurati amici.

ANALISI DEL FILM L’atmosfera sinistra di una storia a tinte cupe si fa sentire fin dal breve e drammatico preludio dell’adolescenza. Nel rapido salto che spiana la via alla fase adulta l’azione scorre lenta e si concentra sulla descrizione del carattere dei protagonisti. Il tragico evento che riunisce i vecchi amici fa da specchio che riflette personalità dannate a cui sembra preclusa la redenzione: uno praticamente si lascia trascinare dagli eventi cadendo vittima di chi non riesce a staccarsi da una condotta criminosa pur di cercare giustizia, mentre il solo che era riuscito a costruirsi un futuro non vuoto di problemi non può gioire di aver scoperto alla fine una verità che sa di crudele destino. Interpretazioni memorabili dirette da una regia magistrale delineano in modo schietto il contatto forzato con una normalità di facciata che, man mano che scorre la trama, si dimostra costruita su labili fondamenta e portata avanti sul filo di un rasoio affilato dai demoni del passato che aspettano solo di esplodere di nuovo.

Dennis Lehane

SHAKESPEARE ODIERNO L’omonimo romanzo, in italiano uscito col titolo La morte non dimentica, scritto da Dennis Lehane (Dorchester, Massachusetts 1963) e pubblicato nel 2001 è considerato, oltre che il capolavoro assoluto dello scrittore, un prodotto di notevole qualità letteraria ed uno dei capolavori più struggenti del filone noir metropolitano. Di origini irlandesi, Lehane si mantiene facendo diversi lavori (fra cui l’assistente sociale al servizio di ragazzi vittime di violenza e portatori di handicap) prima di conquistare il consenso della critica e dei lettori fin dai suoi primi romanzi: polizieschi di ambientazione metropolitana a metà fra tradizionale thriller e noir di indagine sociologica. L’autore ambienta sempre le sue storie nei quartieri dell’amata-odiata Boston (il titolo prende il nome dall’omonimo fiume che attraversa la città), luogo dove è cresciuto e vive tutt’ora, ed affronta come temi ricorrenti l’amore ed il tradimento, la colpa, il rimorso e la vendetta. Come una sorta di novello Shakespeare nel cuore dell’America odierna, Lehane pone i suoi personaggi di fronte ai loro demoni personali.

Clint Eastwood ed Eli Wallach

CURIOSITÀ   L’autore del romanzo Dennis Lehane fa un cameo nel film alla guida di una decappottabile durante la parata che chiude il film. Il film, campione di incassi e pluripremiato dalla critica, è stato girato in soli 39 giorni. Per il ruolo di Sean Devine inizialmente era stato scelto Michael Keaton che abbandonò il set per divergenze con la produzione, così la scelta ricadde su Kevin Bacon. Nel film fa una breve apparizione, nel ruolo di venditore di liquori interrogato dagli agenti Devine e Powers, l’attore Eli Wallach, grande amico di Eastwood e suo partner nel celeberrimo spaghetti-western Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone.

“Perché a volte, l’uomo non era per niente un uomo. Ma era un bambino sfuggito ai lupi. Un animale notturno, invisibile, silenzioso che vive in un mondo inaccessibile agli altri. Un mondo di lucciole rivelato soltanto da un chiarore appena percepito… già svanito al momento in cui ti concentri per guardarlo. ”

ANIME DANNATE   Il romanzo noir è una variante del genere poliziesco, per la precisione del sottogenere hard boiled, che inizia a diffondersi in USA alla fine degli anni ’20 del XX secolo. Il protagonista di questo genere di storie non è un investigatore, ma una vittima, un sospettato o un esecutore. Caratteristica fra le più importanti del noir è la qualità auto-distruttiva del protagonista: oltre al persecutore, questi deve anche affrontare il sistema legale e politico che non sono meno corrotti del criminale di cui il protagonista è vittima; in altri casi il protagonista stesso deve perseguitare altri personaggi in una situazione senza nessuna possibilità di vincere. Nel suo capolavoro, Lehane inserisce chiaramente gli elementi tipici del genere cui ha aderito come scrittore: ognuno dei tre protagonisti è allo stesso tempo vittima ed esecutore di un destino segnato da tragici eventi che non lasciano spazio ad alcuna redenzione. La tensione tipica del thriller nella descrizione dell’indagine si sposa perfettamente con il dramma che investe, di nuovo e definitivamente, gli amici ritrovati e conduce il lettore in uno scavo psicologico nella mente di personaggi memorabili che, condizionati dalle proprie inclinazioni, attraversano una vita tragica utilizzando ogni mezzo di cui dispongono.   

Clint Eastwood, pilastro del cinema che non ha bisogno di presentazioni (Gran Torino, Il Corriere, le recensioni le trovate QUI ), dà il meglio di sé quando deve interpretare, o dirigere in questo caso, personaggi che dietro una superficie di apparente normalità o di ruvida sicurezza di sé nascondono un animo disilluso,  sofferente e segnato da un’esistenza traumatica. Grazie anche al sostegno di interpreti impeccabili, fra cui spiccano un rabbioso Sean Penn ed uno sventurato Tim Robbins (Le Ali della libertà, la recensione la trovate QUI ), l’inossidabile duro di San Francisco crea un prodotto che si dimostra degno delle pagine e che non fa sconti nel mantenere alta la tensione con sospetti e rimandi fino al tragico finale. Se quello dei tre amici, interpretato da un sempre bravissimo Kevin Bacon, che fa da cerniera fra adolescenza ed età adulta alla fine sembra l’unico potenzialmente diretto ad un riscatto, l’ombra del ricordo di come l’innocenza non abbia salvato chi è incapace di empatia e di come l’amore trovi un posto corrotto in una vita violenta rende ancora più profonda la ferita della consapevolezza di una realtà intrisa di dolore per anime che non riescono a superare i traumi del passato capaci di risvegliare inclinazioni autodistruttive.

“In realtà, siamo ancora ragazzini di 11 anni chiusi in una cantina a immaginare come sarebbe stata la nostra vita se fossimo scappati.”

FILM DA VEDERE.

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