Sono trascorsi qualcosa come tre mesi dalla sua dipartita. Non ancora 100 giorni. Naturalmente la sua mancanza c’è. E resiste. Ma esiste, ancora, il suo ricordo. È difficile compiere il gesto più bello della giornata, ossia prendere un ottimo caffè, soprattutto di mattina, e notare che non è lui a far tintinnare le tazzine. Maledetta abitudine, che non ti abbandona. L’altro giorno, però, qualcosa è cambiato. Il gesto, solito, di alzare gomito e testa affinché il liquido nero scenda più agevolmente, ha fatto un miracolo. L’ inebrio della bontà, stavolta, non c’entra. Gli occhi, scendendo, si posano su una immagine. Dovrebbe essere usuale. Invece da un trimestre è assente. Di Antonio Patriciello ne siamo privi. Invece una figura illustrata riproduce il nostro caro amico. Su contenitori di caffè. Quelli che fanno rifornimento continuo al macinatore di miscela. Bello, stagliato su un fondo a lui più congeniale. Il bancone del bar. Il suo regno. Lasciato e raccolto. Nel modo più degno. I suoi eredi lavorano, producono ed allietano,nel suo ricordo. Il culto continua. Chi dice che Antonio non vive, ancora? Se bevi un caffè, c’è sempre,e comunque, un pò di lui. Molto più di un pò! Tanto per non dimenticare.
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