La sala del Circolo della Stampa di Avellino ospiterà dal 10 al 18 agosto le nuove rappresentazioni di Luigi Grossi. L’artista ha deciso di proporre un tema differente legato al patrimonio boschivo: la castagna. Un frutto che nasce in autunno sui castagneti irpini e che ora diventa una scultura. Viene rappresentata infatti dall’artista una castagna semi aperta come se fosse “abbrustolita”, pronta per essere degustata ma che invece è riprodotta in oro, simbolo della ricchezza che da quel raccolto deriva. Nella mostra sono inoltre esposte tante piccole pepite in serie che fanno perdere l’osservatore per la loro bellezza.
L’artista vuole porre questo frutto in un mondo metafisico, lontano dalla sua vera natura: è questo il suo messaggio. Grossi vuole mutare la scena, riconvertire il significato semantico verso gli sconfinati orizzonti dell’ IO; un umanista senza tempo che vuole essere al centro dell’Universo del quale intende farsi interprete. Grossi rappresenta infatti la castagna anche su tela, coperta con un cappuccio di giallo e di rosso infuocato, oppure ricoperta da raggi infrarossi, trasparente sull’oscuro sfondo, fino a spaziare verso la fantansiosa filosofia di Faber. L’artista ricerca la bellezza e la vuole esprimere attraverso le sue opere. Vuole che la sua opera si specchi ed emozioni con la sua semplice iconografia, che in conclusione racchiude la grande opportunità della vita: generare. Eugenìa è la massima espressione di questi ideali, un’opera rara nella sua bellezza: uno specchio circolare in parte rivestito d’oro che rappresenta la nascita della vita e il Mistero. A tratti potrebbe rappresentate anche l’Universo con la Terra, il Sole e i suoi pianeti, oppure il ventre di una donna incinta. È infatti proprio la rappresentazione del seme che genera la vita, che vede la vita e la genera di nuovo a sua volta. La filosofia di Grossi è la filosofia della vita, quella che genera bellezza e che l’artista possiede nella sua anima.