Morto Renato Bialetti: le sue ceneri raccolte in una mega caffettiera

di Marco Sigillo
Una Moka davanti all'altare e, dentro, le ceneri di Renato Bialetti, "l'omino coi baffi": così, per volontà dei figli Alessandra, Antonella e Alfonso, è stato salutato a Casale Corte Cerro, nel Verbano, l'industriale che ha portato la celebre caffettiera a diventare un'icona del design italiano nel mondo, 16 febbraio 2016. ANSA/GENTILE CONCESSIONE LA STAMPA/DANILO DONADONI

Chi ha assistito alla scena non si è detto sorpreso, anzi in molti se l’aspettavano. Renato Bialetti ha scelto di far conservare le proprie ceneri in un’enorme moka da 24 tazzine, la più grande disponibile. Non poteva esserci modo migliore per dare l’ultimo saluto all’uomo che ha creato uno dei marchi più famosi in Italia e nel mondo. Morto a 93 anni nella notte tra il 10 e l’11 febbraio, Bialetti era il figlio del fondatore originale dell’azienda. Fu lui nel 1947 a dare fama immortale alla moka italiana, inventandosi la figura dell’omino con i baffi, che riscosse enorme successo grazie alla pubblicità mandata in onda durante la storica trasmissione Carosello. Il signor Bialetti si era ritirato da diversi anni in Svizzera a godere delle proprie fortune, ed è lì che si è spento, ma per i funerali i suoi familiari lonno ha riportato a Casale Corte Cerro in provincia di Verbania, dove era nato e dove si trovava la prima fabbrica di famiglia. In paese tutti in qualche modo hanno una storia che si intreccia con l’azienda, sia per motivi lavorativi che culturali, un marchio di tale fama sicuramente lascia il segno sul territorio. E gli abitanti di Casale Corte Cerro sono accorsi a dare l’ultimo saluto all’illustre concittadino, spendendo per lui parole di stima e affetto. Bialetti lascia in giro per il mondo quasi 300 milioni di caffettiere. Un sondaggio stima che il 90% degli italiani ne abbia una in casa, numeri notevoli che sottolineano ancora una volta la grandezza del marchio. Peccato che, come tanti simboli del nostro paese, sia ormai fuggito all’estero, in Romania per l’esattezza dove dal 2010 avviene la produzione, dopo la chiusura dello stabilimento di Omegna.

di Marco Sigillo

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