Con la morte di Mikhail Gorbaciov va via l’ultimo pezzo dell’Unione Sovietica che fu protagonista della scena mondiale dal post Seconda Guerra Mondiale alla caduta del muro di Berlino. L’ex Segretario del Partito Comunista Russo è morto a 91 anni. Era stato ricoverato in ospedale ai primi di luglio in dialisi, soffriva di diabete e aveva problemi ai reni. Diede impulso all’URSS con la Perestroika e la Glasnot, ovvero le dottrine della ristrutturazione economica e della trasparenza. Durante i suoi anni al potere dovette fronteggiare il disastro nucleare di Chernobyl, fu un passo indietro della Russia in termini di trasparenza verso i Paesi dell’Occidente. Ricevette il Premio Nobel per la Pace nel 1987, durante gli ultimi anni di Guerra Fredda, grazie alla con l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan del trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), che pose fine alla vicenda degli euromissili, ovvero dei missili nucleari a raggio intermedio installati da USA e URSS sul territorio europeo. Noto nella cultura di massa anche per la vistosa macchia che era visibile sulla parte alta della testa, con la sua politica si arrivò sostanzialmente all’indipendenza di molte Repubbliche sovietiche e alla fine della Guerra Fredda. Dal 1993 è stato presidente della Green Cross International, organizzazione ambientalista internazionale indipendente e, fino alla morte, si è occupato della sua onlus di difesa dei diritti umani.
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