Alexei Navalny è morto ma la sua morte non è rimasta inosservata. La moglie, in esilio, ha fatto sapere da giorni che porterà avanti la battaglia del marito contro Putin e farà luce su quella che per lei è stata una morte provocata dal regime. L’ostruzionismo del Governo è stato mostrato sin da subito quando è stato vietato il trasporto della salma ai familiari, benchè meno alla madre. La gestione del post morte di Navalny ha provocato proteste e sommosse in almeno 39 città russe, culminate in circa 400 arresti. Ai funerali erano presenti almeno 2000 persone che hanno reso omaggio al noto dissidente e il cimitero per giorni è stato meta di pellegrinaggio. Nel frattempo neanche la comunità internazionale è rimasta sorda all’evento: 43 Paesi nel mondo hanno apertamente chiesto l’apertura di un’indagine per questa morte. L’appello è stato lanciato dall’ambasciatrice europea Lotte Knudsen al Consiglio ONU. La Russia si avvia verso una nuova fase della sua storia.
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