Ha avuto esito nefasto purtroppo la ricerca di Antonio Natale, il pizzaiolo 22enne scomparso il 4 ottobre scorso da Caivano, in provincia di Napoli. Il cadavere è stato ritrovato a Cinquevie, nelle campagne alle spalle del campo rom. La famiglia, dopo la denuncia di scomparsa, aveva tenuto alta l’attenzione sulla vicenda, promuovendo diversi sit-in e lanciando diversi appelli sui media andando anche a Chi l’ha Visto. Il ragazzo, dopo aver passato un periodo in Germania, era tornato a Caivano ma, a quanto ricostruito, pare avrebbe iniziato a frequentare cattive compagnie nello spaccio di droga.
I familiari erano insospettiti da alcune sue abitudini ed avevano pensato al peggio ma purtroppo non hanno fatto in tempo ad intervenire. Il 4 ottobre un amico lo accompagna a casa ma riferisce di averlo lasciato nella zona periferica napoletana di San Giovanni. Da quel momento una sola telefonata, definita dai familiari “preoccupante”, e poi nulla più. La madre era convinta che fosse colpa della camorra ed aveva chiesto a gran voce di poter riavere suo figlio, vivo o morto. Nelle ultime ore, purtroppo, la tragica scoperta.
“Io non so se siamo ritornati agli anni ’80, so solo che, ancora una volta, navighiamo in acque burrascose dalle quali non sappiamo uscirne da soli – scrive su Avvenire don Maurizio Patriciello, il parroco del Parco Verde di Caivano – Inutile girarci intorno, i territori a cavallo delle province di Napoli e Caserta sono un ricettacolo d’ immondizie e di fetori di ogni tipo; in balia di bande camorriste che seminano terrore e morte. Mentire a riguardo sarebbe vergognoso e pericoloso. Le nostre amministrazioni comunali, con gli strumenti e gli uomini che hanno a disposizione, non ce la faranno mai ad assicurare la pace e la legalità. In ogni comune mancano all’appello decine di vigili urbani; nelle caserme dei carabinieri, il personale andrebbe almeno raddoppiato. Queste nuove ondate di camorristi nati a cavallo dell’anno 2000, spaventano per la ferocia e l’inesperienza“.