Inchieste, polemiche, accuse. Per un’Italia che si informa sui social del vicepremier Salvini, lo stesso che spesso viene accusato di assenteismo in Europarlamento (lì, dove dovrebbero davvero cominciare a cambiare le cose), c’è invece la realtà di un’emergenza umanitaria. In poco meno di 10 giorni altri 4 naufragi: 5 giorni fa al largo dell’isola di Lesbo sono morte 6 persone, domenica scorsa sono sbarcati a Lampedusa circa 60 migranti salvati in due distinte operazioni, negli scorsi giorni un cinquantina sono stati accolti a Capo Rizzuto.
I porti sembrano non essere chiusi, l’emergenza continua. Ma a cosa ha portato questa battaglia mediatica e governativa dei “Porti Chiusi” iniziata a metà 2018? Secondo Medici Senza Frontiere la scelta italiana ha causato la morte di circa 1000 persone e ha cagionato danni a oltre 10.000 migranti che sono stati riportati forzatamente in Libia, esposti ad ulteriori ed inutili sofferenze. 140 giorni, invece, il computo totale dei giorni di stallo in mare per le navi umanitarie che, per via della politica italiana e della gestione europea, restavano in balìa delle acque in attesa che si sbloccasse un porto sicuro. Con il Decreto Sicurezza Bis, fortemente voluto da Matteo Salvini, la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi.
Nel frattempo due avvocati, Omar Shatz e Juan Branco, hanno denunciato all’Aja (sede della Corte Penale delle Nazioni Unite) l’Unione Europea per le morti dei migranti in mare. In parte è una risposta alle accuse del Governo italiano di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina rivolte a Pia Klemp, 36enne ex capitano delle navi ONG che rischia 20 anni di carcere (scattata anche una petizione in sua difesa).