Spari al confine tra Turchia e Siria, vittima un bambino. E’ il bilancio di un’altra giornata di sangue secondo le testimonianze raccolte dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Il bambino stava tentando di entrare illegalmente in Turchia ed era in fuga dalla Siria, era assieme alla madre ed altri civili, nella sparatoria sono rimasti feriti anche una donna ed un altro minorenne. L’Osservatorio, inoltre, ha denunciato che dal 2011 a oggi sono stati uccisi 450 civili siriani da parte delle guardie di frontiera turche, tra cui 79 minori e 44 donne.
Il flusso migratorio, in ogni caso, non si arresta. Nella mattinata del 18 giugno 130 migranti, tra cui donne e bambini, sono stati riportati con la forza in Libia dalla Guardia costiera locale. Lo ha denunciato l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, agenzia collegata delle Nazioni Unite. La denuncia è stata confermata dalle ong Mediterranea e Sea Watch:
“Mentre gioiamo per i bambini, le donne e gli uomini soccorsi da Sea Watch 3 in queste ore, durante le attività di monitoraggio di Mediterranea Saving Humans nella zona SAR libica, vicino a noi si è oggi consumato l’ennesimo crimine finanziato dall’Italia con la complicità dell’Unione Europea. Alle 13.27 il radar della Mare Jonio ha battuto un segnale proveniente da un’imbarcazione che muoveva da Ovest, presumibilmente da Tripoli, ad alta velocità, oltre 20 nodi, procedendo verso Est e incrociando a nord-Ovest la nostra rotta di pattugliamento. Sempre attraverso il nostro radar abbiamo compreso presto che puntava a un’altra imbarcazione quasi ferma, e quindi in evidente difficoltà, in posizione 33 38N 13 35E“.
“Siamo rimasti in ascolto del canale radio vhf 16, sempre aperto su questo tipo di comunicazioni, attraverso il quale, però, i libici non hanno comunicato nulla. Alle 14.04 l’imbarcazione veloce aveva purtroppo raggiunto il suo obiettivo, a sole 10 miglia nautiche da noi. Quando 20 minuti dopo sono ripartiti, eravamo ormai a sole 6 miglia di distanza, tanto vicini da potere distinguere coi nostri binocoli, con chiarezza, di chi si trattasse. Abbiamo così dovuto assistere inermi all’intervento dei miliziani libici che, su motovedette donate dal nostro paese, e forse telecomandati dall’aereo di Frontex call-sign Osprey3 decollato alle 5:22 di stamane dall’aeroporto Luqa di Malta, violavano ogni convenzione internazionale operando un respingimento di decine di profughi verso le bombe e la tortura da cui tentavano di fuggire“.
“Raggiunto il punto in cui il loro povero mezzo era stato intercettato, abbiamo rinvenuto solo il relitto, un canotto grigio, coi tubolari danneggiati e sgonfiati e, come sempre, il motore già portato via. Cose e persone da rivendere allo stesso modo“.