È morto Angelo Licheri. Ai più questo nome potrebbe non dire nulla ma in realtà Licheri è stato un “eroe comune”. Licheri, infatti, è l’uomo che si calò nel pozzo di Vermicino per tentare di salvare Alfredino Rampi. Licheri, 77 anni e nato a Gavoi, era ricoverato in una clinica a Nettuno, vicino Roma. Angelo Licheri, come tanti, era un volontario e si recò a Vermicino appena saputo della notizia che il piccolo Alfredino era rimasto incastrato in un pozzo a decine di metri di profondità. Vista la sua esile corporatura, Licheri si fece calare a testa in giù in direzione del piccolo Alfredo. Riuscì a parlare anche col bambino e restò nel pozzo 45 minuti. Licheri, semplice autista spedizioniere, non esitò a farsi calare anche a discapito della sua stessa vita: riuscì a prenderlo per la mano ma il bambino gli sfuggì dalla presa e si spezzò il polso. Fu il tentativo che più ebbe successo ma non bastò.
40 anni dopo, nel 2021, intervistato da Fanpage, ha ricordato quei momenti con struggente trasporto: “Per anni ho sognato la morte con la falce e la mezza luna, mi sfidava ma io le dicevo ‘se vuoi Alfredino dovrai passare su di me’. Appena sceso ho toccato le mani del bambino, con un dito gli ho pulito la bocca e poi gli occhi per farglieli aprire, però lui è rimasto così, rantolava. Parlavo e lavoravo per liberare la mano per poter infilare l’imbracatura. ‘Quando usciamo di qui ti compro una bicicletta, i miei bambini ce l’hanno, giocherete insieme’, gli dicevo. L’imbracatura non ha funzionato e ho provato a tirarlo dai polsi. Ho sentito ‘track’, lui neanche si è lamentato. Gli spezzato il polso sinistro. Mi sono quasi sentito in colpa: ‘ha già tanto sofferto e ora sono arrivato io per rompergli anche il polso’. Ho fatto l’ultimo tentativo, l’ho preso per l’indumento, ma è caduto. Alla fine ho mandato un bacio e sono salito su“.