Milioni di cittadini italiani sono alla disperazione, senza lavoro, senza soldi, con debiti da pagare, magari con famiglie da mantenere, e che non ricevono alcun tipo di assistenza dallo Stato. Abbandonati in balia della loro sorte e non solo, falciati anche dalle tasse. Ormai i casi di disperazione non si contano più. Ma non pochi, nelle ultime due legislature, sono stati i casi di persone che non ce l’hanno fatta più e hanno deciso di togliersi la vita. Tragedie di cui si parla poco, solo il giorno in cui si verificano, facendo notizia. Ma i cosiddetti suicidi di Stato non fanno numero. Vengono comodamente attribuiti alla depressione dei singoli e non a delle condizioni di vita insopportabili in cui versano tanti cittadini, alcuni dei quali in un momento di debolezza, si uccidono.
La disperazione in cui vivono quotidianamente, persone, famiglie, chi subisce più pesantemente gli effetti della nera recessione in cui è precipitata l’Italia, per il danno psicologico, morale materiale che arreca, secondo la legge può essere perseguita come un’istigazione al suicidio, un reato previsto dall’art 50 del codice penale.
Non tutti sanno, che ad oggi sono 15.000 le querele depositate dai cittadini contro il Governo, nelle due ultime legislature.
I Magistrati ora dovranno passare in rassegna tutte le denunce e se ci saranno i requisiti, dovranno aprire le indagini