Tensioni forti tra Lega e 5 Stelle, il Governo nel frattempo approva il Codice Rosso

di Marco Sigillo

Settimana politica non facile per l’alleanza di governo. La maggioranza si è infatti spaccata in Europa.

Salvini non ha intenzione di presentarsi in Aula per rispondere dei presunti fondi russi ricevuti dalla Lega. Al contrario, il Presidente del Consiglio Conte risponderà all’interrogazione del Senato, il 24 luglio. Il PD fa sapere che in base alle spiegazioni fornite da Conte deciderà se presentare mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Salvini.

In Europa si è votato per la nomina di Ursula Von der Leyen a capo della Commissione. Il M5S ha votato favorevolmente, risultando decisivo per l’elezione dell’ex ministro della difesa tedesco. I 5Stelle si sono così ritrovati a votare allo stesso modo di PD e Forza Italia. In disaccordo la Lega che ha votato contro la scelta della Von der Leyen. Ora si dovrà decidere il nome italiano da presentare come Commissario. Il risultato delle ultime elezioni europee aveva di fatto dato il potere di scelta alla Lega, con il Movimento 5 Stelle che aspetta il nome scelto dai leghisti. Fino ad ora il prescelto era parso essere Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ma Salvini in questi giorni ha dichiarato di avere anche altri nomi in lizza.

Tornando ai fatti di politica interna, interessante notare i dati sui rimpatri, cavallo di battaglia del ministro Salvini. Dalla nascita del Governo (giugno 2018) ad oggi il numero di rimpatri è di 7.286, un numero ben lontano dalla cifra di 600.000 promessa da Salvini in campagna elettorale. Non vale come spiegazione la diminuzione degli sbarchi, visto che le espulsioni riguardano migranti arrivati nel nostro Paese almeno due anni fa. Salvini al termine dell’incontro tra i ministri degli interni europei, ad Helsinki, ha ribadito che i rimpatri sono la sua priorità, per ora i suoi numeri sono inferiori a quelli del governo Gentiloni.

Il Parlamento ha approvato il cosiddetto Codice Rosso, le nuove norme contro la violenza sulle donne e il revenge porn. Punita con una reclusione da uno a sei anni la diffusione di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso dell’interessato. Sanzioni più dure anche per chi viola il divieto di avvicinamento. Critiche le opposizioni e molte associazioni che lavorano per la tutela delle donne. Ritenuto troppo rigido il tempo di tre giorni entro i quali la vittima deve essere ascoltata per dare il via alle indagini. Così come non soddisfa il mancato stanziamento di risorse finanziarie e di personale adeguatamente formato.

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