La delocalizzazione è un fenomeno sempre più attuale e praticato dalle multinazionali; il colosso tecnologico Apple non è da meno e ha stabilito la propria sede europea in Irlanda, tale scelta non casuale è motivata dal regime fiscale particolarmente vantaggioso di cui può godere nel paese. Da diversi anni questa scelta però non va giù agli altri paesi europei in cui la società vende e fa affari attraverso le proprie filiali. Tra questi c’è anche l’Italia che contestava alla società di Cupertino un’evasione fiscale di quasi 900 milioni di euro, evasione accumulata nei 5 anni di attività tra il 2008 e il 2013. In questi anni la filiale italiana della Apple avrebbe formalmente dovuto prestare soltanto assistenza alla vendita, ma nella pratica la struttura italiana si è occupata in tutto e per tutto di siglare contratti di vendita e ha portato avanti un’attività completamente autonoma rispetto alla sede irlandese, pur continuando a trasferire tutti i profitti a Cork. Tali attività non sono però andate giù alla nostrana agenzia delle entrate e neanche alla magistratura, la quale a marzo 2015 aveva cominciato dei procedimenti contro i vertici aziendali della filiale italiana. Probabilmente proprio l’intervento della magistratura che contestava un’omessa dichiarazione dei redditi deve aver velocizzato le trattative legali tra fisco e Apple, che tra l’altro era rappresentata dall’ex guardasigilli Severino. L’accordo raggiunto in questi giorni è di quelli già sentiti quando si parla di grandi evasori, infatti la società della mela si è impegnata a versare nella casse dello stato italiano 318 milioni di euro. Un successo apparentemente parziale ma importante poichè rappresenta il primo caso del genere in Europa e altri paesi sono già alla ricerca di accordi simili, sperando che il problema venga prima o poi affrontato in sede comunitaria per limitare le differenze tra trattamenti fiscali riservati alle multinazionali nei paesi dell’Unione.
di Marco Sigillo