Napoli volge il suo sguardo altrove, distratto da ciò che il cuore gli sussurra. Il legame con Sarri, che resisteva al tempo e alla distanza, s’è rotto definitivamente questa mattina. La conferenza stampa da allenatore della Juventus ha sepolto il romanticismo di un triennio ridotto, ora sì, solo al calcio. La magia di ciò che è stato il Sarrismo svanisce quando l’allenatore fatica a definire quel termine che anche la Treccani aveva deciso d’inserire nella propria famiglia. Una serie di frasi scontate, parole vuote, studiate a tavolino, costruite nella stanza dove non c’è posto per l’improvvisazione e neppure per la sincera esposizione di se stessi. Sarri è già l’allenatore della Juve nello stile, nelle risposte, nella finta sicurezza ostentata trattando argomenti caldi, affrontando tematiche delicate, smentendo suoi stessi atteggiamenti, gesti o frasi che resteranno per sempre legati alla sua esperienza napoletana. Ma se l’uomo ha deluso il professionista ha stravinto, s’è regalato il tetto dell’Italia dopo esser partito dalla cantina della sua stessa incoscienza. Dal basso, a piccoli passi, Sarri è diventato – almeno a parole – la prima scelta della più importante società della Serie A, c’è riuscito solo grazie alle sue idee, al lavoro e al sacrificio, una bella storia di meritocrazia che ognuno dovrebbe far sua per non perdere mai la speranza di poter realizzare i propri sogni. A proposito: James Rodriguez è ad un passo e per Manolas c’è ancora da lavorare. Ma questo è il Sarri day anche per i tifosi del Napoli. Un argomento che fa più tendenza del proprio destino.
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