La Chiesa contro l’eliocentrismo: quando Copernico fu dichiarato eretico

Il 5 marzo 1616 il Sant'Uffizio condannò il sistema copernicano come eretico

di Domenico Colella

Roma, 5 marzo 1616: il Sant’Uffizio condanna il sistema copernicano come eretico. È il momento dell’organizzazione umana che si mette di traverso al fluire della Storia e al suo progresso. Nel 1543, Niccolò Copernico pubblicò il De revolutionibus orbium coelestium, in cui sistematizzava e confermava, su base matematica, fisica e filosofica, la teoria eliocentrica. In essa proponeva un modello cosmologico rivoluzionario: il Sole, e non la Terra, era al centro dell’universo.

Questa teoria però metteva in discussione il sistema tolemaico, dominante da secoli, che vedeva la Terra immobile al centro del cosmo. Inoltre, Copernico descriveva fenomeni come la processione degli equinozi e la rotazione della Terra sul proprio asse.

Le idee copernicane rimasero per diversi decenni oggetto di dibattito, ma non incontrarono inizialmente una forte opposizione da parte della Chiesa. Tuttavia, con la diffusione del pensiero di Galileo Galilei, che grazie al telescopio raccolse prove a sostegno dell’eliocentrismo (come le fasi di Venere e le lune di Giove), la situazione cambiò. Le sue osservazioni sembravano mettere in crisi la cosmologia aristotelico-tolemaica, che era compatibile con l’interpretazione tradizionale della Bibbia. La teoria eliocentrica non era, in verità, un’idea del tutto nuova: già nel mondo antico alcuni scienziati e filosofi – quando ancora non esisteva una distinzione netta tra le due figure – avevano raggiunto conclusioni simili. Tra questi vi erano Eudosso di Cnido, Eraclide Pontico e Aristarco di Samo, che avevano sostenuto un modello in cui il Sole occupava una posizione centrale.

Tuttavia, con Copernico questa teoria venne sistematizzata in modo più rigoroso e, poiché egli stesso era un presbitero, entrò a far parte del dibattito all’interno della Chiesa cattolica. Nel 1616, il Sant’Uffizio condannò la teoria copernicana e i libri che la sostenevano. Fu solo nel 1757 che Papa Benedetto XIV eliminò dall’Indice dei libri proibiti il divieto per i testi che proponevano idee copernicane. Successivamente, nel 1822, venne ufficialmente autorizzata la pubblicazione di libri che sostenevano apertamente l’eliocentrismo. Infine, nel 1992, Papa Giovanni Paolo II riconobbe l’errore del processo a Galileo, ponendo simbolicamente fine a una delle più celebri dispute tra scienza e fede.

La teoria copernicana smantella uno dei presupposti fondamentali dell’aristotelismo filosofico e, con esso, la teologia che su di esso si basava: la teologia cattolica, strutturata da Tommaso d’Aquino nelle sue opere, in cui l’immagine della creazione dell’Universo viene modellata sull’aristotelismo in chiave cristiana. Uno degli assi portanti di questa visione era l’idea che la Terra fosse il centro dell’Universo, concetto che Copernico mette radicalmente in discussione. Nella prospettiva aristotelica, la centralità della Terra giustificava la concezione tomista secondo cui essa rappresentava una creazione privilegiata da parte di Dio. Questo privilegio si rifletteva anche nella rigida gerarchia degli esseri, dagli inanimati agli animati, fino agli esseri umani e agli angeli, il punto più alto della creazione divina. La teoria copernicana, oltre a minare le basi della teologia aristotelico-tomistica, solleva interrogativi anche su alcuni elementi presenti nella Bibbia stessa.

Il testo biblico, infatti, presuppone la centralità della Terra, sebbene non ne offra una descrizione dettagliata. In alcuni passi sembra emergere un’idea della Terra come piatta, mentre non è chiaro dove fosse collocato lo Sheol, il mondo oscuro e tetro dei morti. Ciò che appare certo è che nella Bibbia la Terra coincide con il Mondo e non viene contemplata l’esistenza di altri mondi, al di fuori di quello divino. La visione dicotomica tra mondo umano e mondo divino viene dunque scossa dalla rivoluzione copernicana, che mette in crisi l’idea aristotelica e biblica della centralità della Terra nell’Universo.

Nel febbraio del 1616, la teoria copernicana si trovò ufficialmente sotto il vaglio della Chiesa cattolica. Una commissione di teologi, nominata dalla Congregazione dell’Indice dei Libri Proibiti, analizzò la dottrina eliocentrica e la giudicò incompatibile con le Sacre Scritture. Il 24 febbraio, la commissione concluse che l’idea di una Terra in movimento intorno al Sole era falsa e contraria alla fede, aprendo la strada a un intervento più deciso. Pochi giorni dopo, il 5 marzo 1616, il Sant’Uffizio emise un decreto che condannava ufficialmente l’eliocentrismo. La teoria copernicana venne bollata come “stolta e assurda in filosofia”, poiché in contrasto con la scienza aristotelica allora dominante, e “formalmente eretica” quando sostenuta come realtà fisica, poiché contraddiceva l’interpretazione di alcuni passi biblici. Tra questi, veniva citato il celebre episodio di Giosuè (10:12-13), in cui si narra che Dio fermò il Sole su Gabaon, un riferimento che sembrava confermare la visione geocentrica dell’Universo.

Le conseguenze del decreto furono immediate. Il De revolutionibus di Niccolò Copernico venne sospeso fino alla correzione di alcuni passaggi ritenuti problematici, mentre altri testi che sostenevano esplicitamente l’eliocentrismo furono inseriti nell’Indice dei Libri Proibiti. Galileo Galilei, che con le sue osservazioni astronomiche si era fatto portavoce della teoria copernicana, ricevette un ammonimento personale dal cardinale Roberto Bellarmino. Quest’ultimo lo invitò formalmente a non difendere né insegnare l’eliocentrismo come realtà fisica, segnando così l’inizio di un lungo e tormentato scontro tra la scienza nascente e l’ortodossia ecclesiastica.

La verità non si piega ai decreti né si arresta di fronte ai tribunali. Il 5 marzo 1616 segnò un momento in cui l’autorità si illuse di poter frenare il corso del pensiero umano, di poter contenere l’infinita vastità del cosmo. Ma l’Universo non si cura delle condanne, è indifferente ai dogmi degli uomini. Solamente il tempo avrebbe reso giustizia a Copernico, a Galileo e a tutti coloro che osarono guardare oltre l’orizzonte imposto: il progresso della conoscenza non si può incarcerare, e ogni verità, prima o poi, trova la sua alba.

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