Kenya: musulmani difendono cristiani dal massacro dei fondamentalisti

di Marco Sigillo

Non solo il Medio-Oriente ma anche l’Africa subsahariana è ormai da tempo scenario di violenze perpetrate da gruppi islamici fondamentalisti, alcuni dei quali estensioni dello Stato Islamico o di Al Qaeda. Non scampa a questi episodi il Kenya, tormentato dalla presenza del gruppo terroristico Al-Shabaab, già responsabile ad Aprile di un atroce, e purtroppo presto dimenticato, attentato all’università di Garissa. Il 23 Dicembre ci si preparava a una nuova strage di stampo religioso, il gruppo ha assaltato un pullman sul quale viaggiavano cittadini sia di religione musulmana che cristiana. Il loro intento era quello di massacrare i cristiani; prima a colpi di mitra hanno fermato l’autobus, poi dopo aver fatto scendere tutti i passeggeri è stato chiesto a quelli di religione islamica di risalire sul bus, poiché liberi. E’ a questo punto che si è verificato un grande gesto d’amore, di quelli che vanno oltre ogni spirito religioso e che sono riconducibili soltanto a un grande senso di umanità e di coraggio. Infatti tutti i passeggeri dell’autobus, indipendentemente dalla loro fede religiosa, si sono detti non disposti ad andare via; o tutti o nessuno quindi e nessuno dei musulmani ha osato abbandonare i propri compagni di sventura al loro tragico destino. Il gruppo terroristico, che già in altre occasioni si era dimostrato spietato nello scegliere le proprie vittime in base al proprio credo, si è ritrovato a quel punto spiazzato e paralizzato e, di fronte all’impossibilità di escludere i musulmani da quella carneficina, è rimasto ammutolito ed ha lasciato il posto. Un gesto che mette in pratica i tanti appelli all’unità religiosa portati avanti sia da Papa Francesco, sia da tanti membri della comunità islamica che condannano l’odio religioso. Un gesto difficile ma che dimostra come con poco e senza rispondere in maniera violenza al fanatismo sia possibile arginare questi fenomeni di odio: una lezione per i capi di stato delle potenze mondiali, ancora incapaci di trovare unità tra loro per fornire risposte adeguate che possano andare oltre i ripetuti bombardamenti, nei quali purtroppo restano coinvolti anche coloro che, come i protagonisti di questa vicenda, sarebbero pronti a difendere qualsiasi altro essere umano.

di Marco Sigillo

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