“Noi siamo Istanbul”. Questo tag non c’é stato dopo l’attacco kamikaze ad Istanbul. Un terrorista siriano, il 28enne Nabil Fadli, si é fatto esplodere nel quartiere turistico gremito di persone, causando la morte di 10 turisti tedeschi e il ferimento di svariate decine di persone. Secondo le ultime indagini, l’uomo sarebbe tra le fila dell’ISIS e, secondo media turchi, aveva chiesto poco fa asilo politico. Gli inquirenti stanno già predisponendo molti fermi presunti complici che hanno fornito supporto logistico all’attentatore 28enne. Ma ora nessuno farà clamore per queste morti? Nessun ente mondiale sportivo proclamerà il lutto? Sono forse morti “meno pesanti”? Se é vero che siamo tutti uniti nella lotta al terrorismo e che tutti siamo bersagli, allora ogni morto ammazzato é un nostro fratello, un nostro connazionale, un cittadino di questo mondo che ci stiamo impegnando a proteggere dall’ignoranza e dalla follia. Se é vero che la morte non ha prezzo e che non si deve giudicare una vittima dalla sua nazionalità o dalla politica che regola il governo del suo Paese, allora noi oggi possiamo (e dobbiamo dire) non solo #JeSuisParis, ma #BizIstanbul, “Noi siamo Istanbul”.
[Foto “Ansa.it”]