Johnnie Walker Black Label 12 anni: il blended più venduto al mondo

di Giuseppe Napolitano

Dopo una pausa estiva, riprendiamo la nostra rubrica Bere Bene con il celebre Blended Whisky Johnnie Walker Black Label 12 anni.

Tale espressione non è l’entry level del range costituito dal Red Label, ma rappresenta lo step immediatamente successivo.

Cenni Storici

Prima di addentrarmi nella disamina, qualche breve cenno storico sul brand dello Striding Man, l’uomo che cammina sicuro verso il futuro, icona del marchio. Inizialmente noto come Walker’s Kilmarnock Whisky, il marchio è un’eredità di John Johnnie Walker, che aveva cominciato, a inizio ‘800, a vendere whisky nella sua drogheria in Ayrshire, Scozia. Il prodotto divenne subito popolare, ma dopo la  morte di John, sotto la guida del figlio Alexander Walker e del nipote Alexander Walker junior avvenne un concreto sviluppo della diffusione del whisky come prodotto destinato al consumo di massa. Basti solo pensare che con John Walker le vendite del whisky erano arrivate all’8% delle entrate della ditta; al passaggio dell’azienda ai figli di Alexander Walker la percentuale era ormai salita enormemente, variando in un range compreso tra il 90 e il 95 %.


Prima del 1860 era proibito vendere blended whisky (malto e grano mescolati insieme). In tale periodo, la John Walker ha venduto una certa quantità di whisky Walker’s Kilmarnock. Nel 1865 John e il figlio Alexander iniziarono a produrre il primo whisky di qualità, il Walker’s Old Highland.
Nel 1870, Walker Alexander introdusse la bottiglia quadrata: questa scelta fu fatta per sfruttare al meglio le superfici di carico, e quindi incrementò il numero di bottiglie che venivano esportate; inoltre la forma quadrata aumenta notevolmente la resistenza delle bottiglie, riducendo pertanto le rotture durante il trasporto. L’altra caratteristica particolare della bottiglia è l’etichetta, che è applicata a un angolo di 24 gradi. Entrambe le caratteristiche sono presenti tuttora. Tra il 1906 e il 1909 i nipoti di John, George e Alexander II, hanno espanso la riga dell’etichetta e hanno introdotto i nomi in base al colore. Nel 1908 fu deciso di rinominare il whisky da Walker’s Kilmarnock Whisky in Johnnie Walker Whisky. Nel 2012, dopo quasi 200 anni, la storica distilleria di Kilmarnock è stata chiusa dal nuovo proprietario, la multinazionale Diageo, che ha però espanso ulteriormente le vendite del prodotto, facilmente reperibile in tutto il mondo a un prezzo decisamente contenuto. In effetti, attualmente il brand Johnnie Walker rappresenta il blended scotch whisky più venduto al mondo, nelle sue molteplici incarnazioni, che va vanno dal basilare Red all’esclusivo Blue Label.

Caratteristiche Tecniche

Johnnie Walker Black Label è composto da un blend di Grain e Malt Whisky provenienti da oltre 40 distillerie. Tra i vari: Benrinnes, Caol Ila, Cardhu, Clynelish. Si vocifera anche di una piccola presenza di Lagavulin e Mortlach, mentre Talisker dovrebbe essere il componente principale della miscela. Insomma, una composizione molto variegata e, sulla carta, davvero interessante. Pare anche che fosse il preferito di Sir Winston Churchill.
A questo punto, credo che non resti altro che procedere alla recensione.

Note Degustative:

Aspetto: Ambra.
Olfatto: Presenta una dolcezza moderata, contraddistinta da tratti fruttati (arance e canditi) ma anche da un velo di vaniglia e un leggero tocco di frutta secca tostata (noci) e mandorle fresche. Di sfondo è presente una venatura torbata molto sottile, piuttosto elegante, che si mescola a tratti vegetali e minerali. Discreta brezza marina. Non oscenamente complesso, ma gradevole.
Palato: Di corpo tra il medio e il leggero, presenta fin da subito una torba che diviene più intensa rispetto a quella riscontrata al palato, ripropone un piacevole tocco agrumato di arance e mandarini, emerge una nota dolce di caramello che a tratti diviene creme caramel e, in fundis, presenta una discreta speziatura, dove emerge il pepe. Anche qui, non un capolavoro, ma assolutamente onesto.
Finale: Piuttosto breve. Agrumi, frutta secca tostata, torba leggera, vaniglia.

Giudizio Finale

Il Black Label si presenta come un buon blended, non fa gridare al miracolo ma è assolutamente più che valido, risultando una scelta “quotidiana” complessivamente piacevole. Certo, ha un corpo un po’ leggero (soprattutto se siete abituati a bere solo “cask strength”, i whisky a grado pieno) ma non è necessariamente un male: risulta essere infatti facilmente beverino e non molto impegnativo. In definitiva: molto valido da bere senza “stress”. Normalmente non mi addentro sul prezzo ma credo sia difficile trovare blended migliori in questa fascia.

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