In Italia delitti, in ambito familiare, efferati come quello del diciassettenne di Paderno Dugnano, non sono purtroppo una novità. Si stima che, nell’anno corrente, quasi il 50% gli omicidi sia avvenuto in famiglia prendendo il sopravvento persino su quelli legati alla malavita e alla criminalità. Secondo gli ultimi dati del Viminale, dal 25 agosto 2023 sono stati compiuti nel nostro Paese 186 omicidi, dei quali 88 sono avvenuti in ambito familiare, con una maggior incidenza al Nord. Nel corso degli anni ci sono state tante vicende simili, che sono rimaste impresse nella memoria di ognuno di noi: Erika e Omar, Doretta Graneris, Ferdinando Carretta, Paola e Silvia Zani (QUI i casi più noti). Stragi commesse da giovanissimi, spesso anche minorenni, che testimoniano quanto possano essere deteriorati i rapporti e le dinamiche familiari e a quali gravissime conseguenze possano arrivare se non si interviene.
Cosa fanno oggi gli autori delle stragi
Oggi in molti hanno cominciato a vivere nuove vite. Doretta Graneris ha ottenuto la semilibertà nel 2000 ma rifiuta ogni contatto con i giornalisti, Giulio Badini invece era tornato in carcere per reati legati alla droga dopo aver ottenuto la semilibertà nel 1993. Pietro Maso oggi svolge attività di giardiniere e aiuta i carcerati a reinserirsi nella società tramite la onlus “La Pietra Scartata”. Ferdinando Carretta il 1 giugno 2023 è stato trovato morto in casa sua, a Forlì, dove era rimasto a vivere e aveva comprato casa dopo il suo completo rilascio nel 2015. Erika e Omar, invece, oggi sono usciti entrambi dal carcere e lei si è anche laureata in Filosofia nel 2009 durante la detenzione.
Il disagio psicologico
Non sempre è facile percepire il disagio e il malessere giovanile spesso è sommerso, invisibile; parenti, amici e insegnati di chi commette queste stragi restano increduli davanti a questo genere di notizie, non aspettandosele minimamente. Nessuno se ne accorge e il disagio cresce, matura, fino ad esplodere. Spesso influiscono anche l’uso di sostanze stupefacenti, disturbi psichici, il non riconoscimento di sé all’interno della stessa famiglia, come in quest’ultimo caso. Il ragazzo che ha assassinato a coltellate fratellino, madre e padre ha dichiarato che il suo è stato “un atto di emancipazione” e che ci stava già pensando da un po’, sentendosi da tempo un estraneo in casa. Sono previsti per lui accertamenti psicologici e psichiatrici prima di essere portato, nei prossimi giorni, di fronte al Gip: l’accusa è di triplice omicidio pluriaggravato dalla premeditazione.
Le contromisure
Possibili strategie attuabili per contrastare questo fenomeno, che ha scosso e fatto riflettere l’opinione pubblica e non solo, includono interventi mirati per la prevenzione della violenza domestica, programmi di educazione e supporto dedicati alle famiglie ed un rafforzamento della rete di servizi sociali. Si richiedono interventi mirati e strategici dove devono essere coinvolti la società, le istituzioni, gli istituti scolastici e il mondo della giustizia in sinergia, lavorando già sui più piccoli di età, per evitare che possano ripetersi in futuro simili avvenimenti, dove vengono spezzate le vite delle vittime, ma anche quelle degli uccisori che restano segnati per sempre da simili atti.