Israele è il primo Paese al mondo ad imporre un secondo lockdown totale per contrastare l’epidemia di coronavirus. A partire dalle 14 di venerdì 18 settembre, per 3 settimane, Israele tornerà in lockdown e verrà data solo ai privati possibilità di lavorare in sede ma senza possibilità di avere clienti e servire al pubblico, vi sarà poi il divieto di spostarsi oltre 500 metri dall’abitazione, ci sarà limitazione degli assembramenti a 10 persone in spazi chiusi, oltre ad attività economiche chiuse salvo esercizi vitali, lavoro in remoto, consegna a domicilio per i ristoranti e chiusura del sistema scolastico che aveva ripreso solo il primo settembre dopo la pausa estiva, solo.
La decisione è arrivata dopo che si sono rilevati picchi di 4mila contagi al giorno. Israele, con una popolazione di circa 8 milioni di abitanti, è il primo Paese al mondo per numero di nuovi contagi per milione di abitanti, terzo per tamponi effettuati e, con 1.108 deceduti dall’inizio della pandemia, è in fondo alle classifiche per la mortalità. La decisione, che secondo il ministro del Tesoro costerà al Paese oltre 1 miliardo a settimana, ha creato diverse frizioni nella maggioranza, già messa a dura prova dalle continue proteste in strada contro Netanyahu. L’effetto più importante ha riguardato il ministro dell’Edilizia, Yakov Litzman, già ministro della Salute e membro di uno dei partiti religiosi più potenti, che si è dimesso in contrasto con al decisione del lockdown poichè vieterebbe di festeggiare le festività religiose più importanti. L’obiettivo del Governo è di arrivare ad un “Piano Semaforo“, facendo scendere la curva dei contagi e istituendo in futuro zone rosse in base al grado di pericolosità (per l’appunto Giallo – Rosso – Verde).