La guerra israeliana si sposta anche in Libano. Il governo di Netanyahu ha messo nel mirino i miliziani di Hezbollah stanziati in un Paese già allo stremo per la crisi economica che dura da anni. Il 20 settembre un caccia F-35 dell’aviazione militare israeliana ha lanciato un attacco mirato a Beirut con due missili contro un edificio residenziale nel quartiere del Dahieh, roccaforte di Hezbollah, nella periferia sud della capitale. E’ stato solo il primo di tanti raid che man mano Israele ha fatto contro il Libano in questi giorni.
Il ministero dell’Informazione libanese ha riferito che cinque bambini sono morti nel raid, su un totale al momento di 12 vittime e 66 feriti secondo i dati del Ministero della Salute libanese. È il terzo attacco su Beirut dall’inizio della guerra. Obiettivo del bombardamento era Ibrahim Aqil, detto Tahsin, capo delle forze d’elite di Hezbollah con una taglia sulla testa di 7 milioni di dollari. Sarebbe anche lui tra i morti.
E, nonostante la risposta dei miliziani libanesi, che hanno colpito la Galilea costringendo 500mila persone a scappare, Israele non si è fermato. Anzi, negli scorsi giorni ha compiuto altri raid mirando ad oltre 100 obiettivi. Il totale dei morti sarebbe di 569, tra cui anche 50 bambini e 98 donne, oltre a 1800. Il bilancio è grave, Israele sembra non risparmiare nessun colpo. Negli scorsi giorni, infatti, sono stati presi di mira simultaneamente migliaia di cercapersone che sono esplosi uccidendo 12 persone e ferendone circa 3.000. In un secondo attacco, invece, ad esplodere sono stati apparecchi walkie talkie. Infine, sono esplosi, per ragioni ancora non accertate, anche pannelli solari ed apparecchi per la rilevazione di impronte digitali.