Coronavirus e sport. La pandemia ha bloccato tutte le competizioni, coinvolgendo dilettanti e professionisti, in gran parte padri di famiglia. Abbiamo raggiunto telefonicamente Gianluca Esposito, allenatore del Nola (attualmente in Serie D, ndr), il quale ci ha dedicato parte del suo tempo per rispondere a qualche domanda. In tempi duri come questi, fatti di clausura forzata e di distanziamento sociale, si pensa al “dopo” e ci si domanda come farà l’Italia a ripartire. Con il trainer bruniano si è parlato di questo delicato, quanto unico, periodo storico e non solo.
“Mi mancano tanti aspetti della vita di 2 mesi fa ma tutto sommato sto bene – ha esordito mister Esposito – Mi manca la possibilità di fare quello che ho sempre fatto. Per uno come me, abituato da 25/27 anni a questa parte a passare buona parte della sua giornata all’aria aperta e soprattutto a condividerlo con almeno 20/25 persone, siano essi compagni di squadra o calciatori da allenare in compagnia del proprio staff, non è semplice, di punto in bianco, dover restare chiuso in casa“.
Crede che il Governo abbia preso la giusta decisione interrompendo ogni forma di manifestazione sportiva? (La LND è stata la prima Lega Italiana di calcio a fermare i campionati, ndr)
Credo di si, penso che non ci fossero altre strade percorribili. Inoltre credo sinceramente sia inopportuno pensare in questa situazione di riprendere; mi riferisco in particolare alle nostre categorie, non penso ci sia la possibilità di muoverci in maniera del tutto sicura. Sono state fatte le scelte giuste, dure, dolorose ma giuste.
Molti imprenditori e presidenti di società di Serie D, in forte difficoltà economica, denunciano l’assenza delle istituzioni. Si rischia di perdere tante squadre per la prossima stagione.
La questione principale è la salute di tutti. Sulle dinamiche economiche-finanziarie delle società non mi permetto di entrare nel merito. C’è e ci sarà una crisi economica per tanti: per imprenditori, piccoli e medi, commercianti, ecc. Per tutti ci sarà una crisi ma la salute deve essere tutelata prima di ogni cosa.
Com’è cambiato il suo lavoro con questa pandemia?
Il mio lavoro è cambiato tantissimo. Prima (della quarantena ndr) ci vedevamo al campo ogni giorno per provare e riprovare, mettere in pratica, cercare di allenarci e capire cosa fare in vista dell’obiettivo settimanale immediato, ovvero la partita. Adesso è un lavoro totalmente differente. Cerchiamo di mantenere alto l’umore dei calciatori, cerchiamo per quanto possibile di tenerli allenati. Il mio approccio al lavoro è cambiato: mentre prima lavoravo per l’obiettivo settimanale, adesso sto cercando di ampliare ancor di più le mie conoscenze, provando nel tempo che ho a disposizione a studiare, ad aggiornarmi, a leggere, ad osservare video, ad ascoltare allenatori “veri” e più bravi di me, per cercare di riempire al massimo il mio bagaglio da allenatore.
Che tipo di situazione economica provoca un fermo di 2 mesi di un lavoro del genere?
Sinceramente non si è capito ancora come si evolverà la situazione, anche da un punto di vista economico. Questa è stata una situazione imprevedibile che non si è mai verificata, quindi non si sa il contratto cosa prevede in merito. Chiaramente, da un mio punto di vista, e parlo per il bene di tutto il movimento, dovremmo evitare di andare allo scontro tra le parti (allenatori, atleti e società) e cercare una soluzione di buon senso dove, molto probabilmente, si perderà tutti ma almeno cercheremmo di perdere tutti il meno possibile. Una situazione conflittuale non porta a nulla di positivo. Il calcio senza giocatori, senza allenatori non può esistere ma per i calciatori e per gli allenatori non può esistere un calcio senza società e senza presidenti. Ritengo sia necessario trovare un punto d’incontro tra le componenti.
Il Governo ha tutelato professionisti del suo settore? Che futuro ha programmato?
La LND, il movimento calcistico dilettantistico, sta vivendo una situazione drammatica, non solo in questa stagione. E’ un sistema che va rifondato perchè non sta in piedi. C’è un equivoco di fondo: siamo, a livello di statuto, una lega dilettantistica, però per molte persone che orbitano attorno a questo sport si tratta di vero e proprio professionismo in quanto risulta come l’unica fonte di sostentamento per sé e per la propria famiglia. Andrebbe chiarito innanzitutto questo equivoco. Poi, per quanto riguarda le soluzioni adottate dal Governo, è stato acceso un fondo per un contributo una tantum agli appartenenti alla mia categoria e a quella dei calciatori. So che i ragazzi hanno già fatto richiesta, spero che ci siano i fondi necessari.
Ci siamo lasciati con il Nola in un’ottima posizione di classifica (8° – 36 pt in 26 giornate) dopo una metà campionato importante. Quale futuro vede per il Nola Calcio? Lei si vede legato ai bianconeri anche per la prossima stagione oppure è già arrivata qualche offerta, qualche forte interessamento? Magari da qualche società professionistica.
Con questa immobilità del calcio, specie quello delle nostre categorie, c’è da capire innanzitutto questa stagione come andrà a finire. Nel caso in cui non si dovesse ripartire, bisognerà provare a programmare la prossima. Sì, ho fatto qualche chiacchierata con addetti ai lavori. Il lavoro che abbiamo fatto, soprattutto nell’ultimo periodo, da dicembre in poi, è stato straordinario. In campionato, nelle ultime 7 partite, abbiamo fatto 5 vittorie perdendo in trasferta con FC Messina e Palermo. Basta questo per far capire l’ottimo momento che stavamo vivendo. La squadra era cresciuta ed aveva finalmente capito tutto quello che dovevamo fare, lo stavamo facendo molto molto bene ed è un peccato che sia finita così. Le colpe chiaramente non sono da attribuire a nessuno.
Infine, mister Esposito sveste i panni da uomo di calcio per indossare quelli di padre, facendo luce su una questione forse sottovalutata fin qui, quella legata ai bambini.
L’ultima cosa che tenevo a dire è che forse si sta sottovalutando l’effetto che questa quarantena sta avendo sui bambini di quasi tutte le età. Andrebbe trovata una soluzione prima di tutto per loro. I bambini hanno bisogno di uscire, hanno bisogno di stare all’aria aperta, hanno bisogno di avere contatti umani e quindi c’è la necessità di trovare una soluzione per far sì che possano riprendere a giocare, riprendere quelle che sono le attività di un bambino, chiaramente nel rispetto della salute e di tutti gli standard imposti dal Governo. Si parla solo di economia e di salute, non ci si sofferma sugli aspetti emotivi. Non bisogna sottovalutare l’effetto che questa quarantena possa avere su tutti i bambini.
[FOTO A CURA DI FRANCESCO RUGGIERO PER SOCIETÀ SPORTIVA NOLA 1925]