Sono molti i passi avanti (necessari) che si stanno prendendo a favore dell’identità di genere. Le campagne di sensibilizzazione sembrano aver prodotto i loro frutti in tutto il mondo, soprattutto verso i più piccoli, a quali viene data maggiore possibilità e libertà di identificazione e di inclusione di genere. Ad esempio, la celebre fabbrica di mattoncini Lego ha eliminato le etichette dai giochi con la dicitura ‘per i bambini’ o ‘per bambine’. Si è giunti a questa scelta dopo che l’azienda danese ha commissionato al Geena Davis Institute on Gender in Media (fondato nel 2004, per l’appunto, dall’attivista e attrice Geena Davis) una ricerca, condotta su circa 7mila di genitori e di rispettivi figli, con età compresa tra i 6 e i 14 anni, di 7 Paesi diversi (Cina, Repubblica Ceca, Giappone, Polonia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti). Gli sono state poste domande riguardanti le loro opinioni su carriere lavorative, attività extrascolastiche e preferenze di giocattoli. Dai risultati è emerso che circa il 71% dei bambini ha paura di essere deriso e preso in giro se usasse un gioco destinato al sesso opposto e la stessa paura, lo stesso disagio, accomuna i loro genitori.
Anche la Mattel ha deciso di compiere un passo in avanti verso giochi più inclusivi e lo ha fatto con una versione maschile di “Barbie Sirenetta“: The King Ocean Ken Merman Doll, un modello gender-neutral che, al momento, è un’edizione limitata, ottenibile solo su prenotazione. Il giocattolo è stato prodotto in seguito e sulla base dell’esito di una votazione dei fan. L’anno scorso, infatti, l’azienda ha lanciato il secondo”‘Doll Design Showdown”. Agli utenti è stato chiesto di scegliere fra 4 prototipi del designer Angel Kent, a tema Under the Sea. Il sondaggio è stato vinto dalla prima bambola maschile con sembianze da sirena, che ha poi portato alla sua realizzazione.
Anche le compagnie aeree di tutto il mondo si stanno adattando a tale cambiamento. Dopo Lufthansa, EasyJet, Air Canada, Quatas, Delta e Japan Airlines, anche la compagnia aerea britannica di bandiera British Airways ha stabilito di non pronunciare negli annunci a bordo dei propri voli le parole “signori e signore”, ma di sostituirle con termini di genere neutro. La stessa azienda ha, inoltre, consigliato ai suoi piloti e ai suoi equipaggi di cabina di non riferirsi ai passeggeri a bordo con espressioni maschili e/o femminili, ma di utilizzarne altre non connotate in base al genere. La decisione della compagnia aerea è stata dettata dall’esigenza di “assicurare che tutti i nostri clienti si sentano i benvenuti quando viaggiano con noi al fine di celebrare diversità e l’inclusione“.
In Italia le tappe verso l’inclusione di genere risultano essere rallentate e non pienamente capite, percepite ed apprezzate, in quanto la maggior parte delle persone le ritiene non necessarie e frutto solamente di un politically correct esasperante. La popolazione, per lo più anziana, ha difficoltà con la comprensione dello stesso concetto di identità di genere, ignora cosa voglia dire essere una persona queer, transessuale o transegender, confondendo questi termini tra di loro.
Nonostante ciò, però, ci sono segni visibili di miglioramento. Infatti, in un liceo di Piacenza sono stati introdotti, su iniziativa degli studenti, i bagni no gender. Sono stati tolti i tradizionali cartelli per uomini e per donne ed è stato introdotto un unico cartello uguale per tutti, che includerà anche le persone gender fluid e quelle che ancora non sanno quale porta scegliere, evitando così stupide discriminazioni. I ragazzi hanno preso spunto da un’idea, nata negli anni ’90, dell’indicazione “no gender” ed utilizzata in Italia, per la prima volta, in un bar di Bologna nel 2016.