Non c’è un libretto d’istruzioni su come reagire quando si perde una persona cara. Non c’è una guida al necrologio quando bisogna annunciare la morte di una persona, più o meno nota. Ciò che è sicuro è che cambiano i tempi ma la necessità di rendere effettiva la memoria, il ricordo, trova via via nuove forme di realizzazione. Quello che una redazione, un giornalista, scrivono e pubblicano oggi resta per sempre, soprattutto grazie ai motori di ricerca del web. Può capitare, quindi, che anche un giornalista come me si renda conto della “potenza” che può avere un articolo che fluttua nella galassia del web. Un pezzo innocuo, scarno, semplice, che però riemerge forte e radioso quando si cerca un nome su Google. Il nome in questione è Francesco Franzese, per me semplicemente l’Avvocato Franzese. E non conta che nella sua casa io ci sia entrato quasi vent’anni fa, non conta che suo figlio è uno dei miei più fraterni amici, per me il “tu” non è mai esistito, per me è sempre stato l’Avvocato. Il lutto è la forma più intima di sofferenza, non c’è modo di affrontarlo in maniera unitaria e non ci sono frasi nè consigli che tengano. C’è però qualcosa che si può fare per rendere immortale la figura, l’anima, perchè il corpo, purtroppo, è andato via. Ricordo ancora le chiacchierate sul Napoli, le discussioni sulla nostra città, Nola, che sembrava ormai così disamorata verso il progresso e la legalità. Anche nelle considerazioni dell’Avvocato che, proprio del Comune di Nola era stato assessore. E ricordo ancora quella telefonata dopo un mio reportage: “E’ forte, non dovresti fermarti, lo sto facendo arrivare alla RAI”. Alla RAI ci arrivò davvero e, se non fosse che poi il Covid aveva ormai oscurato tutto il resto, forse qualcuno avrebbe sentito parlare del “48 di Nola”. E l’Avvocato non lo fece perchè mi aveva visto crescere, non voleva farmi alcun piacere, era giusto che quella cosa si sapesse e doveva andare così. Ecco, se qualcuno un giorno dovesse cercare il nome dell’Avvocato Francesco Franzese io mi auguro che non si perda nella notizia della sua morte ma che legga queste righe e si ritrovi a scoprire che era un uomo onesto, sincero, retto, votato alla Giustizia non solo per lavoro e, soprattutto appassionato di quello che faceva dentro e fuori la professione. Tutto il resto sarebbe superfluo. Il Giusto verrà sempre ricordato, anche nell’era del 3.0.
A DIO.