Tra il 15 e il 30 marzo le strade e le piazze di Napoli saranno invase da cartelloni che ritraggono imprenditori nudi, coperti da una foglia di carciofo al posto della foglia di fico. Lateralmente si legge la scritta : “Trasparenza e tracciabilità sulle nostre bontà”.
Hanno deciso quindi di metterci la faccia e il corpo, un gruppo di giovani imprenditori di Acerra, per lanciare un messaggio chiaro: “Anche se esiste il problema terra dei fuochi con i suoi territori avvelenati, non bisogna fare di tutta un’erba un fascio. Ci sono territori incontaminati dove la produzione è sana”
La Campania non è nuova a campagne d’informazione choc sulla terra dei fuochi. Ricordiamo quella intitolata: “Noi ci mettiamo la faccia, fuori i responsabili dello scempio”. Protagonisti erano cittadini comuni , non vip, che chiedevano nomi e responsabilità mostrando i segni dell’avvelenamento sui loro corpi.
Un messaggio forte che fu recepito da tutti, anche da chi viveva fuori dai territori tra Napoli e Caserta , che circoscrivono l’area definita Terra dei fuochi.
Altre campagne sono state fatte per sensibilizzare sul rischio malattie che lo sversamento illegale di rifiuti tossici in queste terre, provocavano a ritmo sempre crescente. Solidarietà e partecipazione sono giunte da tutto il mondo. Ma interventi concreti sul fronte delle bonifiche non sono state ancora fatte.
Il tutto si è sempre limitato a una presa di coscienza del problema, ma in tutti questi anni nessuno si è adoperato seriamente per risolvere il problema.
Anzi paradossalmente queste campagne di sensibilizzazione si sono trasformate in un’arma a doppio taglio. Perché hanno indotto a pensare che tutta l’area della Terra dei fuochi, fosse inquinata. La tendenza a generalizzare così diffusa, specie nell’opinione pubblica, ha prevalso, seminando paure sproporzionate e soprattutto indiscriminate. E a pagarne le conseguenze è stata l’immagine della Campania tutta. Ormai non più Campania felix, ma territorio avvelenato.
E l’economia dell’agricoltura locale distrutta dall’emergenza ambientale. Il danno all’immagine della Campania ha prodotto cento milioni di danni al settore agroalimentare, dice il presidente di Confagricoltura. Perciò per reagire a questa generalizzazione dell’emergenza, gli imprenditori che producono in territori non contaminati e che producono prodotti sani, hanno deciso di lanciare questa campagna choc. Affinché si conosca meglio, in modo più preciso, il problema Terra dei fuochi, e si sia in grado di fare una differenza tra i territori inquinati e quelli che non lo sono