Il ritorno di Mary Poppins (Mary Poppins Returns) è un film del 2018 diretto da Rob Marshall, che vede Emily Blunt vestire i panni della protagonista, mentre Emily Mortimer e Ben Whishaw interpretano rispettivamente Jane e Michael Banks adulti. Il film, sequel del classico Mary Poppins del 1964, è l’adattamento cinematografico del libro del 1935 Mary Poppins ritorna, scritto da P. L. Travers.
LA TRAMA La storia, ambientata nel 1930 a Londra, vent’anni dopo il primo arrivo di Mary Poppins, vede Jane e Michael Banks ormai cresciuti, con Michael che vive ancora nella casa al numero 17 di Viale dei Ciliegi. Vive lì con i suoi tre figli, Annabel, John e George nonché la governante Ellen. Dopo che Michael subisce una perdita personale, Mary Poppins torna nella famiglia Banks con il lampionaio di strada Jack e l’eccentrica cugina Topsy.
Nel 1964 Walter E. Disney decide di portare sul grande schermo la protagonista di una serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers. Il risultato è un abile mix di animazione e live action musical che fa da sfondo alla commovente storia di un padre troppo preso dal suo lavoro che, grazie ad una tata fuori dal comune, riscopre l’amore per la famiglia. Tutt’oggi Mary Poppins è ritenuto un capolavoro intramontabile e sempre da far rivedere ai bambini e agli adulti che lo hanno amato, e Julie Andrews è ormai leggenda nel cuore di tutti quelli che, bambini e adulti, continuano a ricordarla nel ruolo che le ha dato l’immortalità.
Nel 2013 viene prodotto un film, Saving Mr Banks, sulla genesi, romanzata, del film di Disney. Il risultato è una commovente storia che, spiegando il difficile rapporto fra la scrittrice Travers ed il produttore Disney, interpretati rispettivamente da due splendidi Emma Thompson e Tom Hanks, fa rivivere la magia dietro le quinte del capolavoro in celluloide alla fine ottenuto.
Oggi, nel 2018, davanti ad un’irrefrenabile tendenza a ravvivare, o meglio, a rifunzionalizzare i Grandi Classici del passato attraverso la produzione sequel, prequel o veri reboot, è molto difficile ottenere risultati che eguaglino o almeno siano all’altezza degli originali. Inoltre un occhio esperto potrebbe notare in questi tentativi di rispolverare, per non dire riciclare, un passato glorioso ma ormai irripetibile, una certa penuria di idee nuove. La magia delle canzoni che rivivono grazie ad animazioni vecchio stile combinate perfettamente con tecniche odierne sono un commovente ritorno al realismo pittoresco del precedente. Forse i ritmi troppo veloci, un elemento tipico di quasi tutto il Cinema odierno, possono rendere il doppiaggio italiano apprezzabile a metà (Serena Rossi voce bellissima per le sezioni cantate dalla protagonista).
Emily Blunt offre un’interpretazione personale che la rende unica e tutto sommato degna di Julie Andrews che, parole della stessa Blunt, nessuno potrà mai superare. Dick Van Dyke, autentico anello di congiunzione fra originale e sequel, in una piccola ma irresistibile apparizione si conferma, con tutti e 93 i suoi anni (compiuti il 13 dicembre), un mito senza tempo nel canto e nel ballo.
I puristi fra i nostalgici che ritengono Julie Andrews unica e sola ‘praticamente perfetta sotto ogni aspetto’ potranno tranquillamente storcere il naso solo dopo aver visto il sequel e prima di rivivere il Grande Classico il prossimo 28 dicembre su Rai1. La superficialità dei pregiudizi è un male oggi fin troppo pateticamente diffuso. Gli adulti che conservano un cuore di fanciullo non ancora inaridito dal presente e sono consapevoli delle mode che si evolvono, potranno rivivere in 2 ore e 10’ un irresistibile omaggio alla magia degli anni d’oro della Disney che nel complesso è degno degli immortali del passato.