Uno dei restauri più importanti e ambiziosi della direzione di Mario Epifani del Palazzo Reale di Napoli è senza dubbio quello della Prima Anticamera, che sarà riaperta al pubblico nella giornata del 24 aprile. Un altro tassello che si aggiunge al progetto di riqualificazione del Palazzo, che prevede di “cristallizzare” lo splendore della reggia attraverso un allestimento filologico che tenga conto degli ultimi inventari redatti nel 1874 e nel 1907 al tempo dei Savoia grazie a un approfondito lavoro di ricerca.
“Dal momento in cui mi sono insediato come direttore del museo il mio obiettivo è stato quello di restituire a Palazzo Reale la sua identità, ovvero un aspetto consono alla residenza di un sovrano – ha dichiarato Mario Epifani – La riapertura della Prima Anticamera rappresenta l’inizio di un lungo lavoro di ripristino dell’allestimento storico dell’Appartamento di Etichetta attraverso un attento lavoro di documentazione e di restauro, che possa restituire al visitatore sia il fasto della corte che una corretta percezione della funzione di questi spazi”.
Nell’ambito del progetto di rilancio del Palazzo Reale di Napoli con finanziamenti del Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” del 2022, è stato realizzato un programma che ha previsto interventi di restauro, recupero e riallestimento. La Prima Anticamera è un vero e proprio “numero zero”, cantiere pilota, in cui si è lavorato per restituire l’identità di una delle sale più sontuose dell’appartamento.
“Seguiranno nell’immediato futuro interventi di restauro della Sala del Trono, della Galleria e del Salone d’Ercole, gli ambienti tra i più rappresentativi del Palazzo, ma anche quelli in cui sono più evidenti i segni del tempo – afferma l’architetto del Palazzo Reale, Almerinda Padricelli, responsabile del progetto – Il restauro ad oggi ha impegnato 280 giorni di lavoro, grazie all’impegno di oltre 60 persone, tra ricercatori, restauratori allestitori e artigiani, per un costo complessivo di 660 mila euro”.
Nel percorso di visita dell’Appartamento di Etichetta si accede, dopo il Teatro di Corte, alla prima delle tre anticamere che precedono la Sala del Trono, dove veniva accolto il seguito delle delegazioni diplomatiche in visita al re. La volta è arricchita dal dipinto di Francesco De Mura che raffigura Il Genio Reale e le Virtù di Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia, rara testimonianza della decorazione settecentesca del Palazzo. L’allestimento e gran parte degli arredi risalgono al periodo del Regno d’Italia, dopo il 1861.
I lavori, durati meno di un anno, sono iniziati il 20 luglio scorso e hanno interessato i due grandi lampadari, le appliques, gli arredi lignei, una delle cinque sovrapporte e il primo dei due arazzi. Infine sono state sostituite le sete dei parati, ripristinati i tendaggi ed è stato posato un nuovo lambris di marmo, che richiama quello esistente fino alla Seconda guerra mondiale.
La ricostruzione è stata effettuata sulla base di un attento lavoro di ricerca e di verifica inventariale integrata, laddove possibile, con lo studio di dipinti e foto d’epoca in quanto i registri indicano gli oggetti contenuti nelle sale ma non la loro esatta posizione. È stata fondamentale la documentazione fotografica reperita nell’Archivio Alinari e in quello della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli.
“Il lavoro di ricerca e schedatura è durato quasi un anno e ha consentito di raccogliere i dati necessari per avviare i restauri – racconta la storica dell’arte Alessandra Cosmi – È stato emozionante vedere come la sala ha iniziato man mano a splendere di una nuova luce grazie all’intreccio tra i dati storici e la cura e la passione dei professionisti che hanno lavorato in un cantiere così complesso avvicendandosi come gli accordi perfetti di una sinfonia” .
L’obiettivo finale di questo ambizioso progetto è quello di riallestire tutte le sale dell’Appartamento di Etichetta e di restaurare (con più campagne di intervento) le opere d’arte e gli arredi disposti lungo il percorso, così da far tornare Palazzo Reale allo splendore del periodo borbonico e sabaudo, rievocando il fasto degli ultimi sovrani che vi hanno vissuto.