Il Giappone: qualcosa di unico al mondo

Un viaggio in Giappone, in prima persona e senza filtri

di Luca Marro

Ok, non lo so se ne siete al corrente, io me ne sono accorto solo stamattina. Così di botto, senza senso, è arrivato Ottobre e sta pure quasi per finire. Incredibile questo fatto, ancora non mi spiego come sia possibile. Quest’estate sono stato talmente preso dalle mie cose che ho dimenticato come funziona il tempo. Troppi cambiamenti, troppa ansia del futuro. Non avevo la testa per scrivere niente di niente. E onestamente neanche adesso ce l’ho. Purtroppo però, è qualche giorno che sento il fiato di Nello sul collo che mi chiede l’articolo di Ottobre. Quindi sono costretto a inventarmi qualcosa. Non so come cominciare. Allora, mi tocca fare la domanda che mi aiuta sempre in queste situazioni: Qual è il posto più bello in cui sono stato negli ultimi mesi? Ah ma sì, certo. Me ne ero quasi dimenticato. Oggi scrivo del Giappone.

 

Dico Giappone, ma già parto sbagliando. Come posso scrivere di un Paese intero dopo averci passato a stento un mese e aver vissuto solo in quattro delle sue città? Dettagli. Persevero nell`errore, altrimenti perdo il filo. La mia esperienza in estremo Oriente è stata surreale. Viverci anche se per poco tempo, è stato incredibile. Tokyo, poi è stata una cosa a parte. Tra tutte, è stata la città che mi ha impressionato di più. Tokyo di notte aveva un look fantascientifico. Sembrava di vivere in una realtà virtuale. Super moderna, futuristica. Era come stare in una bella sceneggiatura d’un videogame. Tutto verissimo, assolutamente. Ma è questo quello che mi è rimasto più impresso di Tokyo? Non esattamente.

Faccio sempre così. Ogni volta che devo dire la mia, mi metto a ripetere cose sentite dire in giro e me ne approprio come se fossero pensieri miei. Giusto per essere sicuro di non dire niente di sbagliato. Riproviamo, allora. Stavolta però seriamente. Che cosa mi è piaciuto di Tokyo e del Giappone? E’ complicato. Le parole non mi escono lisce. Visitare il Giappone mi ha dato una sensazione talmente unica che mi ha spiazzato.

Mentre giravo per le strade di Osaka o Tokyo o Kyoto mi sembrava di trovarmi in un universo sconosciuto. Il Giappone per me è stato un misto di forme, suoni, colori e odori nuovi che non avevo mai assaggiato prima. Tutto era così unico, diverso e strano che non mi sembrava vero. Mi pareva quasi una finzione. Questa sensazione, però, cozzava con un altro sentimento che provavo. In Giappone mi sentivo a mio agio. La vita era comoda, facile.

Ero nel posto più lontano da casa in cui sia mai stato, sia culturalmente che geograficamente, ma non era così che mi sentivo. Nonostante tutto fosse così diverso, quasi alieno, non ho avuto nessuno shock culturale. Non mi pareva di vivere su Marte. La mia vita a Tokyo non era poi così diversa da quella che avevo a Parigi o a Londra.

Aspetta, questa cosa più ci scrivo sopra e meno continua ad avere senso. Ma come è, allora, questo Giappone? La verità è che non lo so com’è. Non so neanche com’è Tokyo. So, però, che la dicotomia di emozioni che ho provato laggiù non l’ho mai sentita in nessun’altra parte del mondo. Un momento mi sembrava di stare esplorando un’altra galassia e il momento dopo mi ritrovavo nella routine quotidiana di una grande città europea. Non ci ho capito molto. Non ci ho capito niente.

E forse è proprio questo il segreto che rende il Giappone così affascinante. E’ talmente complesso e complicato da scoprire che ancora oggi per me resta un oggetto indecifrabile. In pratica, questo significa che anche stavolta mi trovo a dover scrivere la conclusione di un pezzo dove la conclusione è una non conclusione. Vabbè, ci sonoabituato. Allora per trovare una parvenza di fine a questa storia, mi prometto di ritornare in Giappone a breve. Così almeno posso provare a capirci qualcosa in più. Poi se me ne ritorno ancora più confuso di adesso, non è colpa mia. È il Giappone che è troppo ambivalente.

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