Il nuovo prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone di fresca nomina, già responsabile della Prefettura di Siena e Salerno, invita a non disperare e a non cedere alla rassegnazione, nonostante il clima cupo e ambiguo della violenza che in questi giorni natalizi, si respira a Napoli.
Malgrado le numerose aggressioni, alcune gratuite, altre collegate alla presenza della criminalità organizzata, che in base alle indagini della Polizia, si è rinvigorita di forze giovani, ragazzi di appena 20 anni, che adesso dettano legge nei quartieri del centro storico, a colpi di bravate goliardiche eseguite nel nome dell’arroganza dal grilletto facile. Come se le armi fossero giocattoli e la gente bersagli a caso.
A questa violenza irragionevole che sta dilagando, nella speranza non diventi un nuovo volto della criminalità, la Polizia ha attribuito gli episodi di cronaca nera avvenuti in questi giorni di festa.
Come, gli spari in aria in mezzo alla folla, che hanno terrorizzato i Decumani, il colpo di pistola vagante che ha raggiunto un uomo che se ne stava tranquillamente affacciato al balcone di casa sua e che ora lotta tra la vita e la morte.
E inoltre la facilità e la futilità dei motivi per cui si attenta alla vita della gente qualunque, magari solo per una lite che degenera, o per rubare due euro, rappresentano un’evidente evoluzione della cultura della violenza. Che si manifesta prepotente, derisoria, sprezzante al punto da essere ostentata come simbolo di potere. Così si spiegano le non poche aggressioni subite anche da agenti di Polizia. Spesso e volentieri dileggiati e presi di mira beffardamente.
Emblematico l’episodio avvenuto la notte di Natale ,quando una macchina della Polizia su cui viaggiavano tre agenti , insultati e derisi da un ragazzo in moto, è finita fuori strada schiantandosi contro un palo dopo che il motociclista aveva tagliato loro la strada.
Un incidente costato caro a una delle agenti che ha riportato gravi ferite al volto. La stessa che ricostruendo l’accaduto, ha confessato di non sentirsi al sicuro e di avere paura a fare la poliziotta a Napoli.
Episodi come questi, si stanno ripetendo con frequenza. Le dinamiche sembrano le stesse: malviventi che sfidano le forze dell’ordine con atti vandalici ai danni della popolazione e della polizia stessa.
Le parole del prefetto, sicuramente incoraggianti, specie quando definisce Napoli: “una città piena di risorse umane, che rappresentano un valore aggiunto per la vitalità e l’intelligenza dei suoi giovani”
Il timore è che il valore aggiunto di Napoli si stia incanalando verso percorsi criminali di vita, non trovando forse percorsi alternativi virtuosi. Invece la gioventù migliore, quella che potrebbe contribuire fattivamente al vero “Rinascimento” napoletano, che non è da attribuirsi alla storia illustre o ai musei aperti tutto l’anno, e perfino alla forte presenza turistica, ma al benessere sociale, all’esistenza di canali in cui il valore aggiunto di Napoli possa essere valorizzato a servizio del bene collettivo. Purtroppo queste forze migliori vengono quotidianamente delegittimate dalla mancanza di opportunità lavorative, formative in senso civile e culturale.
In questo contesto, i migliori vanno via e i peggiori restano, insieme ai rassegnati che subiscono e assistono impotenti alla legittimazione di una violenza a volto scoperto, che colpisce a caso, per occupare un territorio, avere uno spazio, uno status, che anche se negativo è pur sempre uno status , per avere quel riconoscimento sociale –culturale, di cui ogni generazione ha bisogno.
Ma in mancanza di percorsi legittimi riconosciuti dalle istituzioni, c’era da aspettarselo che si andasse a strutturare una legittimità del crimine, che potrebbe diventare un modello molto pericoloso per la convivenza civile.