A chi ci rivolgiamo quando celebriamo il funerale di un ghiacciaio? Come nasce una nuova “madonna” in un contesto bellico? Perché applaudiamo alla finestra durante un lockdown? Sono solo alcune delle domande che hanno condotto l’antropologo Giovanni Gugg nella stesura del volume “Crisi e riti della contemporaneità. Antropologia ed emergenze sanitarie, belliche e climatiche“. Il volume verrà presentato dalla Pro Loco di Nola presso il Museo Storico Archeologico della città paoliniana il 14 marzo 2024 alle ore 17, in collaborazione con il Ministero della cultura e l’Università Federico II di Napoli. L’evento vedrà gli interventi della professoressa Marina Fumo, ordinario decano di architettura tecnica dell’ateneo federiciano, dell’ingegnere e architetto Giuseppe Trinchese, già docente di Progetto di recupero edilizio per gli Ingegneri Edili della Federico II ora funzionario MIUR, e di Don Giovanni De Riggi, professore di Storia della chiesa.
A patrocinare l’iniziativa il comune di Nola nella persona del sindaco, il professore Carlo Buonauro, l’ufficio Beni Culturali della diocesi di Nola con la dottoressa Tonia Solpietro ed il museo ospitante, diretto dall’architetto Giacomo Franzese.
A moderare l’incontro sarà il professore Alfonso Lanzieri, docente di Logica presso la Facoltà Teologica di Napoli (sezione San Luigi) e di Filosofia teoretica presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “G. Duns Scoto” di Nola.
IL LIBRO
Oggi come nei secoli scorsi, in caso di disastro le popolazioni sinistrate spesso mettono in atto dei “riti in emergenza”, con cui tentano di riassorbire il trauma e, allo stesso tempo, di tenere insieme la collettività. Da una prospettiva antropologica, sono dei momenti sensibili della relazione che le comunità umane hanno con il proprio ecosistema, delle “finestre critiche” attraverso cui è possibile indagare la dialettica con l’ambiente e il territorio. Diviso in tre parti, questo volume raccoglie e rielabora vari articoli che l’autore ha pubblicato per il bimestrale “Dialoghi Mediterranei” negli ultimi tre anni, attraversati da gravi crisi globali come la pandemia, la guerra e la mutazione climatica. I testi sono sia memoria etnografica di un periodo di forti turbamenti, sia analisi di pratiche pubbliche apparentemente irrazionali che, invece, hanno risposto e rispondono a molteplici bisogni individuali e sociali, come l’elaborazione dello choc, l’individuazione delle responsabilità, la condivisione delle esperienze, il ripristino dell’ordine, la ricerca di senso.
L’AUTORE
Giovanni Gugg è dottore di ricerca in Antropologia culturale e dal 2015 insegna Antropologia urbana presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università “Federico II” di Napoli e Antropologia del paesaggio nel master Erasmus Mundus coordinato dall’Università “Jean Monnet” di Saint-Etienne. Dal 2020 è assegnista di ricerca presso il LESC (Laboratoire d’Ethnologie et de Sociologie Comparative) dell’Université Paris-Nanterre e del CNRS, mentre dal 2022 è scientific advisor per la Fondazione ISSNOVA (Institute for Sustainable Society and Innovation). Fa parte del consiglio di amministrazione del CMEA (Centro Meridionale di Educazione Ambientale) di Sorrento e dell’editorial board della rivista “Humanities & Social Sciences Communications”, pubblicata da Springer Nature. I suoi studi riguardano soprattutto la relazione tra le comunità umane e il loro ambiente, in particolare quando si tratta di territori a rischio. In questo senso, ha studiato a lungo la zona rossa del Vesuvio e altri territori colpiti da disastri negli ultimi anni in Italia, su cui ha pubblicato numerosi articoli per riviste accademiche nazionali e internazionali e curato volumi monografici, come “Disasters in popular cultures” (2019) e “La lunga durata delle emergenze” (2022).