Giovedì 5 settembre il nuovo governo ha giurato davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il riconfermato premier Giuseppe Conte, sciolta la riserva con cui aveva accettato l’incarico, ha completato il lavoro di mediazione tra Movimento 5 Stelle e PD, presentando la nuova squadra di governo. Del precedente esecutivo sopravvivono solo tre ministri: Luigi Di Maio che, oltre a rinunciare al ruolo di vicepremier, passa agli Esteri; confermati Bonafede (alla Giustizia) e Costa (all’Ambiente).
Incarichi equamente divisi: 9 ministri provenienti dal PD e 9 dal Movimento 5 Stelle. C’è spazio anche per Roberto Speranza di Liberi e Uguali, aggiudicato al delicato ministero della Sanità. Agli interni una figura indipendente, Luciana Lamorgese, ex prefetto di Milano e consigliere di Stato nel precedente governo. La scelta del titolare del Viminale risulta il segnale di maggiore discontinuità rispetto al precedente governo, e potrebbe anticipare passi indietro rispetto ai provvedimenti di marca salviniana.
Decisivo ai fini dell’accordo tra i partiti della nuova maggioranza il passo indietro di entrambi gli schieramenti sulla figura del vicepremier. Si passa dalle due figure ingombranti di Di Maio e Salvini alla scelta di non nominare vice. In generale si ha la sensazione che questa nuova squadra possa soffrire meno di personalismi. I nomi di maggior peso sono probabilmente Di Maio e Franceschini; l’ex Ministro del Lavoro va ad occupare però gli Esteri, un tassello delicato ma certamente meno determinante nella politica nazionale. Sarà probabilmente un governo più equilibrato e più collegiale, in cui potrebbe avere più spazio Giuseppe Conte, già fattosi notare per la reazione avuta rispetto alla sfiducia di Salvini.
Il primo Consiglio dei Ministri ha provveduto a proporre Paolo Gentiloni come commissario italiano a Bruxelles. Per lui si parla di un ruolo importante, probabilmente agli affari economici, una nomina da non sottovalutare vista la stima di cui gode Gentiloni in Europa che potrebbe portare ad una maggiore capacità negoziale del nostro paese in sede europea.
Sempre nel primo Consiglio dei Ministri è stata impugnata una legge regionale del Friuli Venezia Giulia. Per il Governo il provvedimento è discriminatorio nei confronti dei migranti ma anche degli italiani non residenti nella regione. L’atto impugnato prevede sostegni alle imprese che assumono lavoratori residenti da almeno 5 anni nella regione. Il governatore leghista, Massimiliano Fedriga, ha già annunciato ricorso alla Corte Costituzionale.