Giulio Regeni torturato e ucciso in Egitto: un crimine che non ha ancora colpevoli

di Marco Sigillo

Venerdì a Fiumicello si terranno i funerali di Giulio Regeni. A più di due settimane dalla sua scomparsa sembra di essere ancora lontani dall’ottenere verità sulla vicenda. Il governo italiano continua a dichiararsi in pressing su quello egiziano per ottenere informazioni chiare e attendibili su quanto successo al giovane ricercatore italiano. Dall’Egitto arrivano versioni tra loro contrastanti. Dopo la primissima versione fornita dalla polizia egiziana che parlava di un incidente stradale, poi smentita dall’autopsia e dalla natura delle ferite sul corpo di Giulio, si è parlato di una vicinanza politica tra il giovane e ambienti egiziani ostili al dittatore Al-Sisi. Le ultime notizie inviate dagli inquirenti egiziani affermano che Giulio Regeni non stesse svolgendo alcuna attività riconducibile a spionaggio o comportamenti illeciti. Un probabile tentativo di allontanare le voci che teorizzano che Giulio fosse noto alle forze dell’ordine egiziane e che queste avrebbero controllato, pedinato e probabilmente prelevato con la forza il giovane ricercatore proprio il 25 Gennaio, data della morte di Giulio. Nel frattempo dal mondo accademico arriva una lettera di solidarietà verso Giulio e la sua famiglia. Una lettera firmata da 4.600 accademici che denuncia fermamente il comportamento delle autorità egiziane, in particolare del ministero della difesa, definendo “routine” la pratica della tortura nel paese. L’accusa è stata prontamente respinta, e il governo egiziano si è definito addirittura sorpreso dell’imparzialità della lettera. La procura di Roma ha inviato un’indagine per scoprire cosa sia accaduto realmente al Cairo, è riuscita ad entrare in possesso del computer portatile di Regeni, dal quale si spera si potrà scoprire qualcosa sulle sue ultime azioni. Non è invece arrivato nel nostro paese il cellulare di Regeni, ufficialmente non ritrovato dalle autorità egiziane, un altro elemento che non consente di instaurare un clima di fiducia sul comportamento dell’Egitto in questa vicenda. La famiglia, che si sta preparando a porgere l’ultimo saluto a Giulio, ha chiesto di non portare alcun tipo di simbolo o striscione ai funerali, e alla stampa di evitare obiettivi per rispetto al loro dolore.

di Marco Sigillo

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