Giuliano Amato è il nuovo presidente della Corte Costituzionale. L’83enne torinese, ex ministro ma anche premier (1992-1993 e 2000-2001), risulta essere il presidente più anziano della storia della Corte.
Il neopresidente rimarrà in carica fino al 18 settembre 2022, quando scadrà il mandato di 9 anni di giudice costituzionale. Come primo atto da presidente, Giuliano Amato ha nominato vicepresidenti le
giudici Silvana Sciarra e Daria de Pretis e il giudice Nicolò Zanon.
Giuliano Amato è nato a Torino il 13 maggio 1938 ed è stato nominato giudice costituzionale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 12 settembre 2013. Professore emerito all’IUE di Fiesole e alla Sapienza di Roma, membro del
Parlamento per 18 anni, ministro dell’Interno, due volte ministro del Tesoro e due volte Presidente del Consiglio, ha anche presieduto la Commissione Internazionale sui Balcani nel 2003-2005 ed è stato Vice Presidente della Convenzione sul futuro d’Europa nel 2002-2003.
Honorary Fellow dell’American Academy of Arts and Science, il 21 dicembre 2021 è stato nominato all’unanimità anche Académico Honorario della Real Academia de Ciencias Morales y Politicas. È stato Presidente della Scuola Superiore
S. Anna e dell’Istituto Treccani, nonché, dal 1994 al 1997, dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust).
È Presidente onorario del Centro Studi Americani di Roma e Presidente della Consulta scientifica del Cortile dei Gentili. È Direttore scientifico del quadrimestrale Mercato, Concorrenza e Regole, edito da Il Mulino. Numerosi i suoi articoli su antitrust, libertà individuali, forma di governo,
integrazione europea e su vari temi politici.
Il professor Amato ha redatto 171 decisioni dal suo ingresso alla Corte
costituzionale, nel 2013, fino ad oggi. Alcune delle pronunce più significative sono pubblicate sul sito online della Consulta nella pagina del Presidente. Tra queste si ricordano quelle in materia di diritti fondamentali e diritto all’identità personale. In particolare, le pronunce sulla trasmissione ai figli del
cognome materno (n. 286/2016 e n. 18 del 2021), la sentenza che ha eliminato la necessità dell’intervento chirurgico per la rettifica anagrafica del genere (n. 221 del 2015) e quella che ha esteso agli stranieri l’accesso al servizio civile (n. 119 del 2015). Vanno inoltre ricordate le pronunce in materia di prevenzione (sentenza n. 178 del 2021) e di prestazioni assistenziali e previdenziali ai condannati (sentenza n. 137 del 2021), nonché quelle sull’ordinamento penitenziario minorile (n. 263 del 2019 e n. 231 del 2021). In tema di rapporti tra poteri dello Stato, si rammentano le pronunce sul sindacato sui regolamenti parlamentari (n. 120 del 2014) e, da ultimo, sulle ragioni dell’efficienza e tempestività delle decisioni parlamentari in materia economica e di bilancio (n. 60 del 2020), nonché sull’abbinamento tra consultazioni referendarie e amministrative (ordinanza n. 195 del 2020).