“Noi vogliamo che la pena sia la privazione della libertà, non la mortificazione e l’offesa alla dignità del detenuto, proprio perché abbiamo rispetto della persona”. A introdurre il caso di Giacomo Passeri, il 31enne di Pescara condannato all’ergastolo in Egitto per traffico di droga, è il ministro degli Esteri Antonio Tajani che garantisce che l’Italia seguirà il caso “con la massima attenzione. In Italia, in Egitto, nel resto del mondo, le pene corporali non sono ammissibili”.
Il giovane abruzzese è in cella da un anno e da mesi i parenti parlano di “torture”, stato d’abbandono, assenza di cure dopo un intervento chirurgico. Tajani specifica che: “Passeri è stato trovato con 40 ovuli di cocaina nello stomaco” e che “la condanna, come giusto che sia, è stata pesante. Noi continueremo a seguire tutto ciò che accade, ma il traffico di droga c’era”. I 40 ovuli di droga non erano per uso personale. Se lo fai per uso personale, non li inghiotti. Quindi stava facendo traffico di droga. Adesso noi vigileremo affinché ci siano tutti i diritti rispettati e poi vedremo come sarà il processo di appello. Certamente non abbandoniamo nessun italiano, colpevole o innocente, col processo in corso”.
Sulle posizioni del Governo le opposizioni sono intervenute: “Passeri non ha bisogno del picchetto d’onore riservato a Chico Forti – commenta sarcastico Marco Grimaldi, deputato di Verdi-Sinistra – ma solo dell’attenzione delle autorità italiane. In un anno che è detenuto in Egitto, non ha mai visto la famiglia. Nemmeno una videochiamata. La Farnesina ha più volte provato a tranquillizzare l’opinione pubblica dicendo che il caso era seguito. Passeri è stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati: sono state negate tutte le garanzie previste dal diritto internazionale”.
Shaaban Said, l’avvocato di Passeri in Egitto, ha detto all’agenzia Ansa che presenterà appello per chiedere l’assoluzione e l’estradizione in Italia. Nonostante l’Egitto abbia stipulato varie convenzioni internazionali sui diritti umani – il Patto internazionale sui diritti civili e politici, il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, la Convenzione contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti – la situazione in tale ambito è preoccupante.
Dalla seconda metà del 2013, anno del golpe del generale Al-Sisi, a ottobre 2020 sono morti nelle carceri egiziane 1.058 prigionieri, a causa di mancanza di cure mediche e torture. Il sistema penitenziario egiziano è composto sia da prigioni ufficiali che da centri informali, nelle intenzioni segreti, in cui è possibile perpetrare abusi, sparizioni e torture nei confronti dei detenuti. L’articolo 143 del Codice di procedura penale egiziano consente la custodia cautelare a tempo indeterminato per le persone accusate di reati punibili con la reclusione a vita o con la morte, influendo sul sovraffollamento delle carceri.
La vicenda di Giacomo Passeri ha assunto dei contorni non molto chiari e rischia di trasformarsi in un nuovo “caso Zaki”. Ma cosa è accaduto realmente? Passeri è stato trovato nell’agosto 2023 in possesso di una piccola quantità di marijuana per uso personale. La magistratura egiziana lo ha accusato di detenzione e traffico di stupefacenti, oltre a far parte di una piccola rete di spaccio sul mercato locale. Prima della condanna, Passeri ha trascorso quasi un intero anno in carcere tra interrogatori saltati, interpreti che non si trovano, udienze rinviate di tre mesi in tre mesi. L’avvocato egiziano che lo assiste ha emesso una parcella di 30 mila euro, pagata attraverso il crowdfunding.
I suoi quattro fratelli chiedono “che lo Stato si interessi a lui, se ha fatto qualcosa è giusto che paghi, ma può farlo in Italia, riportatelo a casa”. E nessuno ha mai risposto loro. Circa un mese fa Passeri ha raccontato di essere stato “torturato, rinchiuso per ore in una cella piena di feci, urine, scarafaggi, con le manette talmente strette da non far più scorrere il sangue nelle dita, poi trasferito in un’altra gabbia con 12 detenuti accusati di omicidio, tentato omicidio. Operato d’appendicite e abbandonato senza cure per giorni, tra agenti che tiravano acqua addosso e minacciavano in arabo”.
La cosa sembra non preoccupare Tajani, dato che nessuno ha chiesto il rimpatrio”. L’avvocato di Giacomo Passeri ha detto che nel presentare appello chiederà una assoluzione del pescarese, la quale dovrebbe essere pronunciata “presto”. Più nel dettaglio, il legale, Shaaban Said, ha aggiunto che in parallelo chiederà che Passeri venga estradato in Italia. “Farò appello – ha confermato l’avvocato rispondendo per iscritto – e chiederò l’assoluzione, che Passeri otterrà presto. Presenterò anche una richiesta parallela affinché il procuratore generale chieda la sua estradizione nel suo Paese, l’Italia. Riteniamo ci sia invalidità nel procedimento, poiché gli avvocati inquirenti non hanno partecipato alle udienze. Per questo motivo farò ricorso al verdetto”.
E’ stato intervistato dalla stampa anche il fratello di Passeri, Andrea, il quale ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: “Dopo la sentenza nessuno dall’Ambasciata ci ha contattato, nessuna comunicazione ufficiale. Se il Governo non si muove, se resta fermo come finora ha fatto, lui marcirà dietro le sbarre. Gli stanno facendo quello che vogliono. Se non si interviene, farà la fine di Giulio Regeni“. Passeri vive in Inghilterra, dove fa il pizzaiolo e l’intrattenitore, ed è andato in Egitto, nel 2023, per un viaggio. La polizia lo ha arrestato prima che salisse sull’aereo che doveva riportarlo a Londra “con torture, con prove che sospettiamo siano state fabbricate all’occorrenza, con perquisizioni senza testimoni. Finora non ha ricevuto alcuna tutela”.
Il mondo politico chiede un intervento di forza del governo italiano. Il fatto che Giacomo Passeri sia recluso senza aver diritto ad una telefonata alla sua famiglia calpesta la dignità umana. Le autorità egiziane accusano Giacomo Passeri di essere uno spacciatore internazionale. I processi nascono per accertare queste pesanti accuse, ma il diritto a difendersi da questa accusa a questo ragazzo non è stato concesso. Se l’Egitto vuole mantenere relazioni positive con l’Italia dovrebbe trattare con civiltà i suoi cittadini ma, l’Egitto, certi messaggi non li recepisce ancora. Per tale motivo, oltre all’estradizione di Giacomo Passeri, che è un dovere per le istituzioni italiane, occorre condannare la tortura e i sistemi carcerari che violano i diritti umani, in ogni parte del mondo.