Dal 15 novembre fino a fine anno è come se le donne avessero lavorato gratis rispetto ai loro colleghi uomini. Perché? Secondo gli ultimi dati, tutta colpa del divario retributivo. Nell’Unione Europea la popolazione femminile continua a guadagnare circa il 13% in meno degli uomini. E’ il cosiddetto Gender Gap. Facendo un rapido calcolo, con dati e percentuali alla mano, sono 46 giorni di stipendio in meno. Nel 2021, ad esempio, le discrepanze più alte sono state registrate: Estonia (20,5%), Austria (18,8%), Germania (17,6%), Ungheria (17,3%) e Slovacchia (16,6).
In Italia, a parità di mansioni, non c’è un minor guadagno, poiché la legislazione italiana stabilisce la parità retributiva che, però, è effettiva nel pubblico, ma continua a non essere applicata in altri settori, danneggiando non solo le donne, ma l’intera società. Nel nostro Paese ci sono altre gravi problematiche contro il genere femminile, come la segregazione verticale e il soffitto di vetro; eppure, per posizioni elevate le donne risultano essere più qualificate degli uomini, che vengono costantemente preferiti per i ruoli dirigenziali; l’indice di scolarizzazione, infatti, è maggiore tra le donne, essendo le diplomate e le laureate numericamente superiori agli uomini.
Le donne spesso sono anche costrette a prediligere lavori part time perché su di loro gravano i cosiddetti lavori di cura, cioè l’accudimento e l’educazione dei figli, gli aiuti ai genitori anziani, la gestione della casa, senza un aiuto concreto ed economico da parte dello Stato. L’eliminazione del gender gap resta uno degli obiettivi della Commissione von der Leyen per un’unione dell’uguaglianza. Presentando gli obiettivi strategici e le azioni volte a compiere progressi significativi entro il 2025, è stato specificato come l’obiettivo sia appunto “un’Unione in cui le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi, in tutta la loro diversità, siano liberi di perseguire le loro scelte di vita, abbiano pari opportunità di realizzarsi e possano, in ugual misura, partecipare e guidare la nostra società europea“.