A Gaza, a cavallo delle vacanze natalizie, sono morti almeno 8 bambini di ipotermia tra le tende dei rifugiati. L’ipotermia è una condizione medica in cui la temperatura corporea scende in maniera anomala sotto i 35 gradi Celsius, solitamente causata da un’esposizione prolungata al freddo, che impedisce al corpo di mantenere una temperatura adeguata.
A Gaza il clima Gaza il clima è semiarido caldo con caratteristiche mediterranee, caratterizzato da inverni miti e piovosi ed estati calde e asciutte. La primavera arriva intorno a marzo-aprile e i mesi più caldi sono luglio e agosto, con il massimo medio di 33 °C (91 °F). Il mese più freddo è gennaio, con temperature generalmente a 18 °C (64 °F). La pioggia è scarsa e generalmente cade tra novembre e marzo, con tassi di precipitazione annuali di circa 390 millimetri (15 in).
Cosa ha provocato quindi questo boom di morti innocenti dovute al clima? Prima di tutto le cosiddette “notti dei quaranta giorni invernali”. Secondo i meteorologici, queste notti sono probabilmente le più fredde degli ultimi 10 anni e stanno trasformando in un incubo le vite delle famiglie rifugiate. Poi, ovviamente, bisogna considerare che tutte queste condizioni climatiche vanno a sommarsi alle condizioni generiche di vita in cui vivono gli sfollati, in particolare i nuclei familiari con bambini. La continua mancanza di viveri, coperte, rifugi di base – con più di 1 milione di bambini che vivono in tende di fortuna – e l’aumento del freddo di gennaio hanno provocato un mix micidiale per gli sfollati palestinesi. E, secondo gli esperti, purtroppo i numeri dei bambini morti potrebbe aumentare nel prossimo futuro.