I familiari di Davide Bifolco hanno innescato una vera e propria bomba mediatica per aizzare l’opinione pubblica contro lo Stato.
Usando una strategia hard che punta a suscitare commozione, sdegno, rabbia contro l’ingiustizia dello: “Stato che uccide più della camorra” a detta di chi considera questa morte e il modo non ancora chiaro in cui è avvenuta, il simbolo della violenza delle forze dell’ordine che prendono di mira i cittadini più svantaggiati e che non possono difendersi.
A condividere questo sentimento, non solo gran parte della gente del quartiere dove Davide era nato e cresciuto ma anche chi rivede nella vicenda di Davide la sua odissea personale come Ilaria Cucchi, sorella del ragazzo tossicodipendente, ucciso in carcere in circostanze, malgrado è stata emessa una sentenza che ha scagionato i poliziotti, non ancora del tutto chiare.
Infatti ancora amareggiata per la morte del fratello dice: “ Capisco la rabbia e l’amarezza. Non generalizzerei, ma so cosa li aspetta. I poliziotti troveranno sempre qualche magistrato pronto ad assolverli”.
Ma la pubblicazione della salma di Davide sul web, fa reagire la Procura: “Una scelta inquietante. La salma è a disposizione della Giustizia e qualunque contatto o immagine è da considerarsi abusivo e poi contribuisce a confondere l’opinione pubblica facendo leva sulla facile emotività”.
Sui social network è sempre accesa la discussione a tinte sempre più fosche e rabbiose, tra i pro e i contro Davide.
Ai commenti della gente comune si sono uniti quelli di politici, scrittori, Magistrati, che per quanto equilibrati, hanno sempre implicitamente dimostrato una “simpatia” per una parte o per l’altra. Giova perciò ricordare l’articolo di Vittorio Del Tufo, giornalista de “Il Mattino”, che a caratteri cubitali scrive: “ no all’odio che fa il gioco della camorra”