Un’indagine avviata nel 2013 ha fatto luce sul traffico di stupefacenti e materiale tecnologico, tra cui annche cellulari, all’interno del carcere di Padova. L’indagine ha messo allo scoperto una complessa organizzazione in cui collaboravano agenti penitenziari, detenuti e loro familiari, oltre ad altre persone, tra cui anche un avvocato di Rovigo. A capo di tutto c’era un agente della polizia penitenziaria, Pietro Rega, 48enne originario di Mariglianella. Lui era il beneficiario dei pagamenti arrivati da parte delle famiglie dei detenuti che in cambio dei cellulari per comunicare all’esterno e degli stupefacenti, arrivavano a versare bonifici fino ad 800 euro. Lo stesso Rega aveva “pubblicizzato” con alcuni suoi colleghi la sua attività, allargando il giro che era diventato un vero e proprio business. Oltre a lui sono finite in manette altre quattordici persone.
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