Giallo e Rosa sulla costa Azzurra: “Caccia al ladro”

di Vittorio Paolino Pasciari

Caccia al ladro (To Catch a Thief) è un film di genere giallo-sentimentale-thriller del 1955 diretto da Alfred Hitchcock. La pellicola ha per interpreti principali Cary Grant (John Robie / “Il Gatto”), Grace Kelly (Frances Stevens), Jessie Royce Landis (Jessie Stevens), John Williams (H.H. Hughson) Charles Vanel (Bertani), Brigitte Auber (Danielle Foussard), Jean Martinelli (Foussard), Georgette Anys (Germaine), René Blancard (commissario Lepic) e Roland Lesaffre (Claude, il bagnino). Con un incasso di 4 milioni e mezzo di dollari in patria il film è risultato un grande successo commerciale accolto con pareri discordanti dalla critica pur riconoscendone la pura eleganza ed i raffinati escamotages stilistici. Fra i riconoscimenti è da segnalare il Premio Oscar “miglior fotografia” (Robert Burks) e nel 2002 il film è stato inserito dall’American Film Institute al 46o posto nella lista “migliori film sentimentali” di tutti i tempi.

TRAMA John Robie, un tempo ladro di gioielli noto come Il Gatto, si è da tempo ritirato dalla ‘professione’ dopo essere stato scarcerato per aver partecipato alla Resistenza in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale. Adesso vive una vita tranquilla in una splendida residenza sulle colline della Costa Azzurra, occupandosi dei vigneti della sua tenuta. Ma un misterioso ladro di gioielli ha iniziato a terrorizzare con una serie di furti la vita dei turisti sulla Costa Azzurra. La polizia, guidata dal commissario Lepic, sembra non avere dubbi sull’identità del colpevole: il ladro usa esattamente lo stesso modus operandi di Robie, ovvero penetra silenziosamente negli appartamenti di notte e sempre silenziosamente fugge sui tetti non lasciando nessuna traccia. Anche gli ex compagni di Resistenza di Robie, adesso dipendenti di un ristorante gestito a Montecarlo dall’anziano Bertani, sospettano che ‘il Gatto’ abbia ripreso la sua attività criminale e si mostrano ostili nei confronti dell’amico ed ex complice. Rimasto solo a difendere la sua innocenza, Robie decide di collaborare con H.H. Hughson, agente assicurativo del Lloyd’s di Londra, per dimostrare la sua estraneità ai fatti e cogliere l’impostore sul fatto. Ad unirsi nella sua impresa ci sarà l’americana Jessie Stevens, vedova americana di un petroliere e, non senza un’iniziale diffidenza verso l’ex ladro, Frances, l’affascinante e sofisticata figlia di lei.

ANALISI DEL FILM In uno scenario delineato da spettacolari vedute aeree tipiche dei luoghi di vacanza per ricchi, l’azione scorre veloce. In perfetto stile hitchcockiano l’apparente tranquillità, di una bellezza costiera in questo caso, viene sconvolta da una serie di atti criminosi. La polizia sembra incapace di non brancolare nel buio e fermarsi all’evidenza superficiale in cui ogni indizio sembra portare ad un solo potenziale sospetto, il più ovvio. Ma l’ex-ladro in questione viene subito mostrato allo spettatore come innocente nella ferma decisione di non rinnegare il suo passato da criminale ma anche di dimostrare la propria innocenza. I pregiudizi di una giustizia che troppo spesso ha fretta di concludere senza approfondire e cercare la verità, lo costringono a trovare sostegno, invano, nei vecchi compagni di guerra e di furti che adesso sembrano come lui rigare dritto. Al pregiudicato in ritiro non resta che ricorrere ad imbrogli per risolvere il mistero e l’inaspettata complicità di alcuni elementi frivoli, ma capaci di guardare oltre l’ovvio, offrono un irresistibile tocco di divertimento e romanticismo ad una trama che punta tutto sulla raffinata eleganza dei luoghi e dei personaggi principali. Particolarmente intrigante e divertente è l’iniziale diffidenza che pian piano si trasforma in attrazione fra l’ex galeotto e la sofisticata bionda in cerca di emozioni. Il tragico evento verso il finale evidenzia ancora la superficialità della polizia, aumenta l’attesa che fa da preludio all’inevitabile confronto fra l’ex ladro ingiustamente condannato ed il vero colpevole, e con una sorpresa forse non troppo inaspettata chiude un intrigante e brillante intreccio.

GHIACCIO BOLLENTE  Il film vede l’attrice Grace Kelly alla sua terza ed ultima collaborazione con il regista londinese che qui raggiunge un punto di arrivo per quello che sarà il concetto di perfezione nell’universo femminile secondo i canoni del maestro del brivido. Dopo un inizio (Il delitto perfetto) come personaggio privo di spessore che offre una influenza ancora relativa sull’intreccio, il personaggio comincia ad evolversi (La finestra sul cortile) mostrando aspetti nuovi quali la malcelata passionalità in contrapposizione all’esplicita fredda eleganza esteriore e una forza di carattere estranea ai ruoli femminili nei precedenti film di Hitch. La glaciale bellezza della bionda Kelly diventa in questo film il veicolo della suspense, di quel desiderio di arrivare immediatamente al centro della questione: Frances/Grace sa che Robie/Cary è un ladro, ma forse proprio perché attratta – dopo un’iniziale e apparente diffidenza – da questo dettaglio vuole conquistarlo, ed intorno a questa caccia allo scapolo – ancor più intrigante di quella all’impostore – si costruisce l’intreccio del film. Ed impeccabile risulta l’interpretazione di ragazza americana seducente e imprevedibile, bionda solo in apparenza fredda e distaccata, che alla fine si lascia sedurre dal fascino ambiguo del crimine, rappresentato con elegante ed affabile ironia da un Cary Grant talentuoso e più che credibile come partner, nonostante avesse il doppio degli anni della Kelly.

Contrariamente all’opinione di molti, nella scena dell’inseguimento in auto, la Kelly non stava percorrendo la curva in cui, 27 anni dopo, avrebbe tragicamente perso la vita, bensì una strada distante pochi chilometri. E proprio durante le riprese di questo film a Monaco, l’attrice conobbe il suo futuro sposo, il principe Ranieri III.

GIALLO E ROSA  Fra le definizioni offerte dalla critica del suo tempo, il film viene considerato un giallo sui generis in cui tutto non dipende molto dallo shock nel finale che risulta ridotto quasi ad un pretesto per dare il via al relax ed al buonumore offerto da situazioni piacevoli ed imprevedibili che capitano man mano che ci si avvicina allo scioglimento dell’intreccio.

Temi principali delle opere hitchcockiane qui ci sono tutti: il sospetto, il passato da cui redimersi, lo scambio di identificazione, il fascino ambiguo del crimine, il doppio inseguimento, la bionda gelida ma imprevedibile. Eppure tutto sa di vacanza, di fantasia, di colori vivaci come suggestivo è il contesto in cui si svolge la trama. La suspense immancabile nei capolavori del maestro Alfred qui si concentra soprattutto nel delineare il legame fra i due protagonisti che, grazie ad imprevedibili conclusioni, si instaura e cresce in perfetto equilibrio, se di fatto non si sovrappone ad essa, con la progressiva e non meno emozionante scoperta dell’identità del ladro impostore.

Se qualche critico allora storse il naso a vedere la proverbiale tensione hitchcockiana ridotta a semplice strumento per esaltare meglio e di più il sapore di una pietanza leggera rispetto allo stile ormai noto, i veri intenditori della celluloide non smetteranno di apprezzare l’opera di un maestro che, come tutti i veri geni, ha bisogno di uscire ogni tanto dal canone per cercare nuovi esperimenti più divertenti ma non meno intriganti.

DIVERTENTE ED INTRIGANTE CLASSICO ESTIVO.

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