“Ammore e malavita”: emozionante e divertente musical dei Manetti Bros

di Vittorio Paolino Pasciari

Ammore e Malavita è un film di genere musicale-drammatico-romantico-gangster del 2017 diretto dai Manetti Bros (Marco e Antonio). La pellicola ha per interpreti principali Giampaolo Morelli (Ciro), Serena Rossi (Fatima), Carlo Buccirosso (Don Vincenzo Strozzalone), Claudia Gerini (Donna Maria), Gennaro della Volpe / Raiz (Rosario), Marco Mario de Notaris (dottore), Antonio Buonomo (Zio Mimmo), Giovanni Esposito (Boss rivale), Giuseppe Danza / The King (sicario del boss rivale), Antonella Morea (badante), Franco Ricciardi (Gennaro), Antonino Iuorio (avvocato), Stefano Moffa (ispettore di polizia), Andrea D’Alessio (guida turistica), Lucianna De Falco (sorella di Don Vincenzo), Patrizio Rispo (cartolaio) e Graziella Marina (madre di Don Vincenzo).

Con un incasso di circa 1,4 milioni di euro in Italia, fra i riconoscimenti sono da segnalare 5 David di Donatello 2018 (miglior film, miglior attrice non protagonista a Claudia Gerini, migliori costumi, miglior musicista a Pivio e Aldo De Scalzi, miglior canzone originale a Pivio e Aldo de Scalzi con Serena Rossi, Giampaolo Morelli e Franco Ricciardi per “Bang Bang”) e 3 Nastri d’Argento 2018 (migliore colonna sonora a Pivio e Aldo De Scalzi, miglior canzone originale a Pivio e Aldo De Scalzi con Serena Rossi per “Bang Bang”, Premio Nino Manfredi a Claudia Gerini per “Ammore e Malavita” e “A casa tutti bene”).

TRAMA Napoli. Ciro è un killer della camorra che, in coppia con l’amico d’infanzia Rosario, forma il duo “Le Tigri” al servizio del boss don Vincenzo Strozzalone, soprannominato “O’ Re do pesce“, e della sua bella e astuta moglie Donna Maria. In seguito ad un attentato fallito il boss decide, su suggerimento della moglie, di inscenare il suo funerale e scappare all’estero con i soldi guadagnati in anni di vita criminosa. Ma la sera in cui viene annunciata la presunta morte del boss, quest’ultimo viene accidentalmente visto da Fatima, sognatrice e giovane infermiera, che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di eliminare l’infermiera in quanto testimone scomoda ma il giovane sicario, nel trovarsi di fronte la ragazza, riconosce e viene riconosciuto da lei come il grande amore dell’adolescenza, perduto ma mai dimenticato. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi di nuovo, portano Ciro a compiere un gesto estremo: tradire Don Vincenzo e Donna Maria e uccidere tutti quelli intenzionati ad eliminarlo come nemico e come infame. Inizia così una lotta senza quartiere fra i vicoli napoletani ed il mare del golfo, tra musica e azione, pallottole e amore. Perché nessuno può fermare l’amore.

ANALISI Dialoghi spassosi e sequenze ai limiti dell’assurdo strizzano l’occhio agli action vecchio stile rivisitati in chiave nostrana e intervallati da sequenze canore che puntano, almeno nella prima metà della trama, alle risate e alle emozioni mielose. L’azione scorre veloce scandita da una regia coraggiosa nel rischiare una difficile impresa e, soprattutto, dimostra di aver imparato appieno la lezione della contaminazione di genere che ha reso l’Italia del cinema di genere (’70 – ’90) un’ispirazione immortale per palati geniali in estinzione. Gli interpreti, attori e cantanti, sono irresistibili e il contesto è per chi davvero conserva con orgoglio nel cuore il fascino unico di Napoli. Il colpo di scena che chiude l’intreccio nel finale è un omaggio che fa palpitare il cuore di chi è stato bambino e adolescente cresciuto a pane e cinema ’80-’90.

“ALTO” E “BASSO”  Con l’etichetta cinema di genere si intendeva in senso dispregiativo quel tipo di produzioni in celluloide che, in contrapposizione al cinema d’autore impegnato, caratterizzato da maggiore cura dei contenuti e della qualità e diretto ad un pubblico più colto, erano ritenute più commerciali e troppo poco politicamente impegnate. L’essenza di questo genere di cinema – il nostro Paese fu un vero tempio negli ormai lontani (ed inimitabili) anni ’70-’90 del XX secolo – sta proprio nella contaminazione. Si cominciava a prendere elementi tipici del cinema “alto” di successo (es. dai kolossal hollywoodiani) e si calava il tutto in contesti più “bassi” facendo leva sui gusti (comico, western, poliziottesco, pulp, horror, erotico) di un pubblico locale, magari poco culturalmente preparato (per nulla ignorante!) e soprattutto cercando di ottenere con i pochi mezzi a disposizione un prodotto di successo. Film di questo tipo è naturale che incontrassero – allora come oggi – la condanna della critica snobbante spesso in contrapposizione ad un clamoroso successo al botteghino. In alcuni casi davvero la scarsità di mezzi può far storcere il naso, ma se si aguzza la vista e dopo i titoli di coda lo spettatore sente di aver vissuto qualcosa che fa divertire ed emozionare proprio perché alla perfezione dei grandi mezzi di un kolossal si riesce a contrapporre, grazie ad invenzioni narrative e tecniche geniali e originali, un mix perfettamente bilanciato (Quentin Tarantino docet) non si può non lodare l’impegno ed il coraggio di chi ha ancora voglia di sperimentare in un mondo sempre più privo di inventiva e schiavo della tecnica.

UN ESPERIMENTO RIUSCITO Il comico ed il tragico proseguono a braccetto come le battute che accompagnano le note. L’amicizia forgiata dalla fedeltà ad una condotta di vita criminosa si scontra con l’inaspettato ritorno dell’umanità del cuore che si credeva ormai perduta – Giampaolo Morelli (L’ispettore Coliandro) sempre perfetto come duro dal cuore d’oro – . L’animo ingenuo e sognatore – una sempre bravissima e bellissima Serena Rossi ( Io sono Mia ) – si scontra con la realtà crudele che mette a dura prova i sentimenti coltivati e sopiti e alla fine impone di dover scegliere se continuare a seguire le scelte di una vita segnata da tragici eventi o essere pronti a perdere tutto in nome di ciò che è giusto. Chi ha la passione per l’arte cinematografica in senso lato e non ha la puzza sotto il naso dei soliti critici bacchettoni, che tendono più a giudicare dall’alto che non a tutto tondo (non esiste cima senza fondo!), potrà trovare più che gradita questa n-esima e ardita scommessa dei Manetti Bros. Napoli è un mondo che fa del “doppio”, inteso come “rapporto simbiotico in antitesi”, la sua essenza. Non è dunque un caso che il contesto rispecchi appieno il doppio senso del titolo del film. Chi ha nel cuore il fascino unico della nostra meravigliosa città e ama le emozioni a metà fra romantico e drammatico potrà trovare in questa ardita scommessa vincente un omaggio alla sceneggiata che diverte e fa riflettere.

EMOZIONANTE E DIVERTENTE.

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