Nei giorni scorsi si è tanto parlato dell’incredibile (ma non troppo) vicenda capitata a Laura Boldrini, in qualità questa volta di collaboratrice dell’Huffington Post. In breve, il direttore Mattia Feltri aveva chiesto alla Boldrini di modificare un articolo che chiamava in causa il papà Vittorio per alcune uscite sul tema della violenza sulle donne. La Boldrini avrebbe rifiutato e a quel punto Feltri ha deciso di non pubblicare il pezzo, con ragioni che richiamavano alcune regole del blog, ma anche altre legittime che il direttore si era dato, ovvero non parlare delle vicende del padre nel suo giornale.
Al di là della vicenda in sé, delle motivazioni addotte dall’una e dall’altra parte che ognuno di noi può condividere o meno, bisogna però riflettere, in generale, sui meccanismi che regolano un giornale, un blog, o comunque qualsiasi mezzo che voglia diffondere e fare informazione. Perché è normale che un giornale abbia una sua linea editoriale, che sia più vicino ad alcune tematiche piuttosto che ad altre, che segua anche un determinato tipo di impostazione nella trattazione di temi e argomenti, e che rientri nella naturale gamma dei poteri di un direttore decidere cosa pubblicare e cosa non pubblicare.
E’ anche normale, però, che richiedere l’eliminazione di un riferimento a cose o persone su temi fondamentali per la nostra società solo per un legame di parentela può essere una limitazione del senso più pieno della libertà di espressione, perché inevitabilmente condiziona la controparte nel suo esercizio di esprimersi, soprattutto quando si tratta di valori che la nostra società ritiene non soggetti a sacrificio, come la difesa delle donne e in generale il ripudio di ogni forma di violenza.
Da quale punto di visto la si osservi, la questione sembra non portare a nessuna verità assoluta sul tema della libertà di espressione: c’è un direttore che ha chiesto di eliminare un riferimento a una persona, senza operare una censura e garantendo ugualmente la pubblicazione; c’è una collaboratrice che invece ha ritenuto normale, per il suo scritto, un riferimento a quella persona e di conseguenza non operare nessuna modifica rispetto alle richieste del direttore.
La questione resta un problema di opportunità, che spesso deve comportare una maggiore relazione tra la libertà di espressione e il diritto di decidere cosa va pubblicato o no su giornale: in questo caso, la ragione legata al legame familiare tra il direttore e la persona richiamata nello scritto sembra troppo debole per richiedere la modifica di un articolo e, come in questo caso, essere una causa ostativa alla pubblicazione di uno scritto.