Nell’improvvisato campo profughi di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, due uomini si sono dati fuoco per protestare contro l’accordo appena raggiunto tra Turchia e Unione Europea. La tensione continua a salire, soprattutto dopo che la chiusura della frontiera aveva già portato scompiglio tra i migranti e trasformato la zona in un immenso campo profughi, i cui residenti sono in perpetua attesa di sviluppi favorevoli. Fortunatamente i due protagonisti della vicenda non hanno riportato ferite serie. L’accordo appena raggiunto non è stato di facile ottenimento, le trattative sono state lunghe e hanno coinvolto direttamente molti paesi europei, oltre che direttamente le istituzioni comunitarie. Proviamo a riassumere brevemente quanto previsto in questo accordo.
Dal 20 marzo tutti i migranti che sbarcheranno sulle coste greche saranno rimandati in Turchia, a meno che non presentino domanda di asilo e questa venga accettata. Questo per permettere alle autorità greche di alleggerire momentaneamente la pressione degli arrivi. Ad ogni individuo fatto rientrare in Turchia corrisponderà un migrante siriano che sarà accolto da un paese europeo, dando precedenza a coloro i quali non abbiano già tentato di entrare irregolarmente nell’UE. Questa norma ha l’intento di canalizzare i flussi verso diversi paesi e disincentivare i tentativi di viaggio irregolari dalla Turchia verso l’UE. La Turchia si impegna a prevenire ogni forma di immigrazione irregolare, fino a che questi non saranno ridotti di molto, salvo poi elaborare nuovi sistemi di accoglienza e di smistamento. La Turchia riceverà finanziamenti fino a 6 miliardi di euro fino al 2018, per sostenere progetti di accoglienza, di tipo sanitario ed educativo per i profughi. Si impegnerà inoltre nella creazione di zone sicure, vicine al confine tra Turchia e Siria dove collocare i profughi che fuggono dal conflitto siriano.
Gli altri obiettivi politici raggiunti dalla Turchia sono una accelerazione nel processo che potrebbe vedere la realizzazione di una particolare libera circolazione per i propri cittadini all’interno dell’UE. Oltre alla ripresa del dibattito sui temi, da tempo messi in disparte, dell’unione doganale e della possibile futura adesione del paese all’UE, obiettivo attraverso il quale Erdogan vuole migliorare la propria posizione geopolitica.
di Marco Sigillo