Un compleanno speciale. E’ quello raccontato da Felice Peluso, presidente dell’AIDO Nola-Cimitile, l’Associazione Italiana per la Donazione Organi. Una bellissima storia raccontata in prima persona con una lettera che pubblichiamo integralmente:
Lettera ad un donatore mai conosciuto,
I compleanni sono traguardi che raggiungiamo, composti dai nostri vissuti. gioia, tristezza, lacrime e sorrisi, sconfitte e vittorie. Oggi è il mio terzo compleanno e di cuore mi faccio i più sinceri auguri, con la consapevolezza che il mio futuro sarà ancora pieno di sogni e di aspettative, senza mai farmi abbattere dagli ostacoli.
Caro Angelo mio, oggi festeggiamo 20 anni insieme. 20 anni di me e di te. 20 anni di vita donata. Ti aspettavo, quando insonne vagavo nella notte, nascondendomi nell’oscurità della mia anima, Ti aspettavo, quando l’alba mi annunciava un nuovo giorno, regalandomi un’illusione di vita. Ti aspettavo, quando, inerme e spento davanti a uno specchio beffardo, non riconoscevo più quel corpo e quel sorriso di plastica. Ti aspettavo.
Ricordo. Era una sera come tante, da poco erano passate le ventitré. Gli altri parlottavano su come tirar giù tardi, ma io sentivo un’inspiegabile urgenza di tornare a casa, sentivo una necessità a cui non sapevo neanche dare un nome. Sapevo solo che dovevo andare.
Il tragitto verso casa si dipanò silenzioso, quasi rarefatto. Fu il trillo del telefono, appena varcammo la soglia di casa, a infrangere quella strana quiete. “Pronto? Buonasera, sono la dr.ssa dell’Ospedale Maggiore di Novara. C’è un rene per lei, tuttavia, devo avvertirla che è il secondo in lista … pensa di venire?”. Sentii una scarica di vitalità attraversarmi il corpo e l’anima. “Se sente il trillo del citofono sono io dottoressa”; “Ah … voi napoletani, sempre con la battuta pronta. L’aspettiamo”.
Le parole della dottoressa tradivano l’ilarità che aveva suscitato la mia battuta di spirito. Quella leggerezza che ho cercato di trattenere con tutte le mie forze, a dispetto di una malattia che ogni giorno mi rubava pezzi di me. Misi giù il telefono. È così allora, è me che hai scelto.
Dopo nove lunghi anni, finalmente sei arrivato. Ti cerco nella mia immaginazione. Non conosco quasi niente di te. Eppure, so che nel momento in cui hai lasciato questo posto, hai voluto che fossi io a continuare la nostra vita. E io l’ho fatto. Ed è grazie a te che ho vissuto tanti momenti indimenticabili, e, in ognuno di quei momenti, tu sei stato sempre al mio fianco.
È a te che devo la gioia, un tempo inimmaginabile, di poter soffiare su sessanta fiammelle ardenti. Ed a te, mio generoso amico, che rivolgo la mia infinita gratitudine per aver potuto sostenere, emozionato e grato, i passi delle mia unica figlia verso l’altare.
Mi auguro di festeggiarne insieme tanti altri di compleanni e momenti di felicità. E un giorno, quando ci incontreremo, spero sarai contento di me e del cammino che abbiamo fatto insieme, felice di quanto il mio bene per te abbia scandito ogni passo di questa nostra vita. Caro Salvatore (è questo il nome che il mio cuore ha scelto per te), alle 15:00 del 5 gennaio del 2004 si è rinnovata la mia vita, e questo miracolo oggi compie venti anni. E per questo dono ti voglio salutare nella mia lingua, quella del cuore.
“Je te ringrazio, vita carnale e scunusciuta, ché è grazie a te si oggi guardo ‘o cielo ‘e se schiara’.”