“La mafia si è sempre nutrita di complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al crimine organizzato, erano luce in questa ombra“. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel giorno in cui si celebra il ventottesimo anniversario dell’attentato di Capaci e del sacrificio del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Claudio Traina.
“Le loro figure – ha continuato Mattarella – hanno fatto crescere nella società il senso del dovere e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre, infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando volontà di giustizia e di legalità. I mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo, ovvero quel che avrebbe provocato nella società. Il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte. I giovani poi sono stati tra i primi a comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino, e ne sono divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi. Cari ragazzi – ha concluso il presidente – il significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo sempre“.
Mattarella, che di sacrifici ne sa qualcosa visto che il fratello Piersanti (al tempo presidente della Regione Sicilia) fu ucciso dalla mafia, ha pronunciato queste sue parole che fanno un bell’effetto ma dovranno essere accompagnate da un maggiore e rinnovato vigore nella ricerca della piena verità su quelle stragi. A noi piace ricordare il giudice Falcone e i morti nella guerra alla mafia con una sua frase iconica: “La mafia è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine“. Il prima possibile.