I disagi provocati dai treni italiani negli ultimi giorni non si sono limitati a quelli subiti dai viaggiatori. Negli scorsi giorni, infatti, anche l’opposizione è entrata nella querelle andando all’attacco di Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Il ministro Salvini non si occupa di fare funzionare le ferrovie, pensa solo a come venderle“, tuonano in particolare i Democratici che chiedono al ministro di riferire in Parlamento.
A cancellare oltre più di cento treni, facendo maturare oltre quattro ore di ritardo ai convogli non soppressi, sarebbe stato un guasto elettrico che ha colpito le stazioni romane di Termini e Tiburtina. Un guasto raro e inatteso, secondo i vertici delle Ferrovie dello Stato, provocato da alcuni lavori notturni effettuati da un’azienda esterna al gruppo Ferrovie svolti in modo non corretto danneggiando un cavo e, quindi, compromettendo il normale funzionamento dell’alimentazione elettrica di una cabina.
Matteo Salvini, citato da Sky, ha confermato che “è stato un “errore di una ditta privata che ha piantato un chiodo su un cavo. Il tempo di reazione di fronte a questo errore non è stato all’altezza che la seconda potenza industriale d’Europa deve avere. Il privato ne risponderà. Ci stanno lavorando gli ingegneri perché non è possibile investire miliardi di euro per comprare nuove carrozze, i nuovi treni pendolari, gli intercity, l’Alta velocità, la Tav, il Brennero e tutto il resto ma se uno alle 3 di notte, a Roma, pianta il chiodo nel posto sbagliato tu rovini la giornata di lavoro a migliaia di persone“. Dichiarazioni che non hanno convinto le opposizioni che hanno chiesto a gran voce le dimissioni del ministro o, in ogni caso, una sua presenza in Aula per riferire.