Quota 2.400 miliardi, è questo il nuovo valore del debito pubblico italiano dopo i dati diffusi in settimana da Bankitalia, una stima che continua inesorabilmente a crescere e a pesare sull’economia del nostro Paese.
In termini percentuali tale valore pesa per il 132,6% sul Pil, stimato in circa 1.800 miliardi, e colloca l’Italia tra i paesi con il più alto debito pubblico del mondo.
Ma che cos’è il debito pubblico?
Con tale accezione si fa riferimento al debito dello Stato nei confronti di altri soggetti economici, nazionali o esteri, che hanno sottoscritto obbligazioni o titoli di Stato che servono a finanziare il fabbisogno di cassa di una nazione. Più alto è il debito e maggiori saranno gli interessi che dovranno essere pagati agli investitori, comprimendo così lo spazio di manovra per un Governo.
Quello che conta è la sostenibilità di questo debito, che può essere garantita solamente con un tasso di crescita nominale più elevato ed in grado, quindi, di ripagare tali investitori senza comprimere l’economia nazionale.
Il problema dell’Italia è che da decenni ormai fa registrare tassi di crescita troppo bassi che costringono i Governi a lavorare in disavanzo (cioè ad avere la differenza tra entrate e uscite in un anno sbilanciata verso queste ultime) che inesorabilmente portano il debito ad aumentare.
Se non si ha un’inversione di tendenza in grado di riportare la crescita a livelli accettabili, pagheremo sempre lo scotto di questo enorme macigno che ogni cittadino italiano dovrà portare sulle spalle.