Martedì 13 il ddl Zan è arrivato al Senato. Sono trascorsi 8 mesi da quando il disegno di legge è stato approvato dalla Camera. L’esordio non è stato semplice. Lega e Fratelli d’Italia hanno provato a fermare immediatamente la discussione. Per primo ci ha provato il leghista Ostellari che ha proposto il ritorno del provvedimento in Commissione. Richiesta respinta a seguita di una riunione dei capigruppo. Il secondo tentativo di stop è arrivato con la richiesta di incostituzionalità avanzata dalla destra. Anche questo secondo tentativo non ha avuto successo.
Superati i legittimi tentativi di ostruzionismo di Lega e Fratelli d’Italia, si è passati alla discussione in Aula. Gli iscritti ad intervenire sono 60. Al momento soltanto in 20 hanno già realizzato il loro intervento e i lavori del Senato riprenderanno martedì 20 luglio. Tra chi ha preso la parola c’è anche Simone Pillon, il quale ha sottolineato come i calciatori italiani, durante le celebrazioni per la vittoria dell’Europeo, avessero telefonato le loro mamme e non il loro genitore 1. Parallelo che però trova scarsa attinenza con il ddl Zan, nel quale non si fa alcun riferimento alle figure genitoriali. Sempre Pillon ha poi ribadito la sua contrarietà all’introduzione dell’obbligo di insegnare la teoria gender nelle scuole. Altro punto che non compare nel ddl Zan. Tragicomica poi la parte inerente la vendita di “smalti per unghie di femmine e smalti per unghie di maschi”, che secondo Pillon sarebbe tra gli obiettivi dei globalisti a favore del ddl Zan.
Pillon non è stato l’unico a riempire il proprio intervento con considerazioni fuori tema. Il suo collega di Forza Italia Giacomo Caliendo ritiene questo disegno di legge più grave del Codice Rocco di epoca fascista. Per il senatore Perosino, sempre Forza Italia, con questa legge si diffonderebbero in Italia gli stessi sintomi che portarono alla caduta dell’Impero Romano. Rincara la dose la senatrice Fregolent, Lega, convinta che chiunque dica che un bambino nasce da un uomo e una donna potrà rischiare il carcere.
In disaccordo con il proprio partito, invece, la forzista Barbara Masini. La senatrice ha raccontato la propria esperienza personale. Quando la madre capì della sua omosessualità le disse “ho paura per te”, sottolineando come i genitori di una persona omosessuale o trans debbano aver paura che il proprio figlio venga discriminato o aggredito per ciò che è. La senatrice ha ringraziato i propri colleghi di partito per aver compreso la sua posizione e averle dimostrato rispetto.
Riassumendo, si è parlato ben poco dei contenuti del ddl. Martedì riprenderanno i lavori, al termine degli interventi si dovranno contare i voti. La grande incognita è il voto segreto, dietro il quale potrebbero nascondersi molti franchi tiratori. Italia Viva è l’indiziata numero uno a far venire meno il proprio sostegno al momento del voto. L’unica cosa certa, come ribadito da Bersani, è che se il ddl Zan verrà sostenuto al Senato dagli stessi partiti che lo hanno sostenuto, alla Camera sarà approvato.