In questi giorni si è tornati a parlare prepotentemente in Italia di “maternità surrogata” e di “utero in affitto” perchè la pratica, definita come GPA (Gestazione per Altri) è stata dichiarata reato universale e quindi punibile anche all’estero se compiuta da cittadini italiani.
La surrogazione di maternità è una pratica procreativa in base alla quale una donna si impegna a portare avanti una gestazione per conto di una coppia “committente” e a consegnare, dopo il parto, il bambino a tale coppia. Se nella maternità surrogata in senso stretto l’embrione risulta dall’interazione di gameti maschili di un membro della coppia e gameti femminili della gestante, può pure avvenire che la fecondazione abbia luogo grazie a spermatozoi riferibili da un terzo donatore, come anche che la madre surrogata sia in concreto priva di ogni legame genetico con il neonato, avendo condotto la gravidanza a seguito dell’impianto di un ovulo già fecondato, formato dall’unione di cellule riproduttive appartenenti alla coppia committente, ovvero a terzi donatori (“maternità surrogata totale”).
Anche nota come surrogazione di maternità genetica o parziale, questa forma di gestazione per altri prevede diverse tipologie, come l’inseminazione naturale o artificiale della madre surrogata. L’ovulo che darà origine all’embrione apparterrà a quest’ultima, mentre gli spermatozoi possono provenire dal genitore designato, ma anche da un altro donatore. Nel primo caso, il nascituro sarà correlato geneticamente sia al genitore che ha fornito i gameti maschili, sia alla madre surrogata. Nel secondo caso, invece, il neonato non sarà correlato geneticamente ad alcuno dei genitori designati, ma sarà correlato geneticamente alla madre surrogata e al donatore, esterno alla coppia, che ha fornito i gameti maschili.
Nella maternità surrogata gestazionale, invece, la madre surrogata non è correlata geneticamente al nascituro o ai nascituri, poiché si utilizzano i gameti degli aspiranti genitori o i gameti femminili e/o maschili di uno o più donatori. In questo caso, pertanto, si effettua la cosiddetta fecondazione in vitro e i bambini che nasceranno non saranno geneticamente correlati alla madre surrogata.