A chi non è capitato di avere a che fare con un negazionista? “E’ solo un’influenza”, “Il virus non esiste”, “E’ una scusa per tenerci chiusi in casa”, “E’ tutta un’invenzione delle case farmaceutiche”. Questo un piccolo estratto del repertorio negazionista che facilmente potremmo trovare sulle bacheche dei nostri social o anche chiacchierando con colleghi e amici.
Dall’inizio della pandemia non sono mancati fatti di cronaca riguardanti i negazionisti. Anche negli ultimi giorni, in giro per il mondo, si sono tenute manifestazioni di protesta. Cittadini che chiedono a gran voce ai governi di eliminare le misure restrittive, ritenute antidemocratiche. Il fenomeno non è quindi solo nazionale e di certo non si esprime soltanto nei confronti della pandemia che stiamo vivendo. Tanti i fatti a cui i negazionisti non credono e internet negli ultimi anni ci ha permesso di osservare ancora meglio il fenomeno. C’è chi crede che la terra sia piatta ad esempio. Chi invece nega il cambiamento climatico e disprezza i movimenti per la salvaguardia del clima.
Non vogliamo includere in questa categoria i complottisti, persone che spesso non credono alle versioni ufficiali diffuse da governo e mezzi di comunicazione. Un atteggiamento che tutto sommato potrebbe essere positivo se tendente ad un’azione di ricerca, studio e approfondimento ma che spesso sfocia semplicemente nella fiducia verso il primo post che si legge su Facebook, ad opera di chi magari si è formato “all’università della strada”. In tanti in questi mesi hanno discusso dei negazionisti nel tentativo di comprendere e combattere il fenomeno. Altri, purtroppo anche politici, hanno tentato di appoggiare le teorie negazioniste nel tentativo di accaparrarsi qualche voto in più. Qualche medico, stremato e colpito nel segno dal disprezzo per il proprio lavoro, non ha esitato a mandarli a quel paesi.
Roberto Ferri, presidente della Società italiana di Psicologia dell’Emergenza, ha provato a dare la sua interpretazione in un’intervista all’HuffingtonPost. “Si tratta di comportamenti difensivi dettati da una paura che è di tipo arcaico, quasi primordiale, tenace. Il timore è talmente insostenibile da portare il soggetto a negare qualsiasi ragione, perfino quando si ammala”. Una risposta umana alla paura quindi. Un tentativo inconscio di sperare che la realtà non sia difficile come sembra, che le disgrazie non possano piombarci addosso per puro caso. Ma c’è di certo anche una componente culturale e sociologica dietro il negazionismo. Sempre il Dott. Ferri sostiene, infatti, che “a giocare un ruolo fondamentale è anche l’ostilità nei confronti dell’intellettualismo, che genera la convinzione per cui la propria opinione può valere tanto quanto la scienza”. Un atteggiamento che può ricordarci quello dei bulli che a scuola prendono in giro il secchione studioso, perché il sapere non sempre viene apprezzato e anzi da qualcuno viene visto con timore.
E mentre ogni giorno si contano i morti causati dal Covid, c’è già chi è pronto alla prossima campagna negazionista, quella contro il vaccino. A questo punto, paradossalmente, speriamo di poter leggere prima possibile post sconclusionati contro i vaccini, vorrebbe dire essere vicini alla fine di quest’incubo.