Sulla nota rivista di settore “Nature Medicine” sono stati pubblicati due interessanti studi riguardo il Covid-19 che vanno ad evidenziare importanti novità in materia.
L’ultimo, in ordine cronologico di pubblicazione, è dal titolo: “Antibody responses to SARS-CoV-2 in patients with COVID-19“. Una buona notizia, oggi più solida, che già circolava da tempo nell’opinione pubblica degli addetti ai lavori. Lo studio cinese firmato dalla Chongqing Medical University, pubblicato online dalla nota rivista scientifica lo scorso 29 Aprile, riporta infatti buone nuove che per chi ha contratto il virus entro 19 giorni dai sintomi dell’infezione: il 100 per cento dei pazienti esaminati (285) aveva sviluppato IgG contro Sars-Cov-2. Con livelli diversi, ai quali peraltro, precisano gli autori, non corrispondevano particolari caratteristiche cliniche dei pazienti. I test sierologici, secondo la ricerca cinese, possono essere utili poi per la diagnosi di pazienti sospetti Covid con risultati Rt-Pcr (ovvero tamponi) negativi e per l’identificazione di infezioni asintomatiche. Lo studio è stato accolto anche da più specialisti italiani, quali il virologo Guido Silvestri della Emory University di Atlanta che con un post su Facebook ha così commentato: “ancora non possiamo sapere quanto dura questa risposta anticorporale ma i precedenti ci dicono che potrebbe durare almeno 12-14 mesi“.
L’altro studio, meno recente, pubblicato su Nature il 22 Aprile, ed effettuato dalle Università di Trento, Udine e San Matteo di Pavia, ipotizza tre scenari per il nostro Paese. Mettendo insieme competenze matematiche, ingegneristiche e matematiche lo studio delinea tre ipotesi diverse.
Con il mantenimento di un lockdown rigido l’epidemia si esaurirebbe in uno-due mesi. Passando alla fase due invece senza tamponi e senza controllo dei contatti si potrebbe arrivare a 70 mila vittime alla fine dell’anno e i contagi resterebbero a livelli sostenuti: alla fine dell’anno l’epidemia sarebbe ancora in corso e il numero dei deceduti sarebbe destinato a salire nel 2021.
Allentando il lockdown, ma mantenendo l’attenzione estremamente alta sui nuovi focolai, con test fatti rapidamente ed estensivamente, l’epidemia resterebbe più o meno ai livelli di contrazione attuale, con un tasso di replicazione (Ro) di 0,77, leggermente superiore a quello di oggi, e si concluderebbe entro l’anno con un numero totale di vittime fra 30 e 35 mila.
Secondo questo studio, solo un tracciamento aggressivo sarebbe capace di identificare precocemente i positivi e interrompere le catene di contagio, oltre ovviamente alla fondamentale rigida osservazione delle regole d’igiene e della distanza tra le persone, questo permetterebbe di evitare quindi lo scenario peggiore. Lo strumento principale resterebbe, anche secondo questo studio, il tampone e solo dopo le app e altri metodi.